ARTICOLO DI ODIFREDDI VS SCALFARI E REPUBBLICA, 3 aprile 2018
DOPO IL DURISSIMO ATTACCO A “REPUBBLICA”, CALABRESI SFANCULA ODIFREDDI: ‘’TU SAI CHE L’UNICA LIBERTÀ CHE NON CI SI PUÒ PRENDERE È QUELLA DI INSULTARE O DERIDERE IL PROPRIO GIORNALE” – REPLICA: “GIÀ IN PRECEDENZA C'ERANO STATI PROBLEMI DI COABITAZIONE, DOVUTI AL FATTO CHE GLI INTELLETTUALI E I GIORNALISTI SVOLGONO FUNZIONI DIVERSE NELLA SOCIETÀ. COME RICORDAVA MORAVIA, "LA FUNZIONE SOCIALE DELL'INTELLETTUALE È DI ESSERE ANTISOCIALE" -
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/clamoroso-odifreddi-blog-che-tiene-sito-39-repubblica-39-170603.htm
1. ADDIO A REPUBBLICA http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2018/04/03/addio-a-repubblica/comment-page-1/#comment-300775
Dopo il post su Scalfari di ieri il direttore Calabresi, com'era non solo suo diritto, ma forse anche suo dovere, mi ha comunicato che la mia collaborazione a Repubblica termina qui. Prendo dunque la parola un'ultima volta per ringraziare il giornale e i giornalisti con i quali ho collaborato in questi diciott'anni, a partire dal 21 marzo 2000, giorno in cui uscì il mio primo articolo "Un Giubileo laico".
Ringrazio anzitutto l'editore (Carlo De Benedetti) e i direttori del quotidiano (Ezio Mauro e Mario Calabresi) e del sito (Vittorio Zucconi e Giuseppe Smorto), che mi hanno ospitato così a lungo sul cartaceo e nel blog.
Un ringraziamento particolare va ai responsabili delle pagine culturali (Paolo Mauri, Antonio Gnoli, Valentina De Salvo e Dario Olivero), che hanno proposto o accettato centinaia di articoli, raccolti per ora in quattro libri: La Repubblica dei numeri (Cortina, 2002), Il matematico impertinente e Il matematico impertinente (Longanesi, 2005 e 2008), e Il giro del mondo in 80 pensieri (Rizzoli, 2015).
A cui si aggiungono le decine di interviste a premi Nobel e dintorni, alcune delle quali raccolte in Incontri con menti straordinarie (Longanesi, 2006). Ringrazio anche il direttore della divisione periodici (Corrado Corradi), con il quale è stato possibile realizzare tre serie di Dvd di contenuto scientifico: Beautiful minds (2010), Capire l'economia (2013) e La matematica (2015). E gli amici giornalisti (Corrado Augias, Massimo Giannini e Vittorio Zucconi) che mi hanno ospitato nelle loro trasmissioni televisive o radiofoniche.
Ringrazio infine i partecipanti al blog Il non-senso della vita, con i quali ho discusso a lungo gli argomenti che sono poi confluiti nei miei libri Dizionario della stupidità e La democrazia non esiste (Rizzoli, 2016 e 2018). Il fatto che l'attuale versione del blog sia la 3.0 ricorda che già in precedenza c'erano stati problemi di coabitazione, dovuti al fatto che gli intellettuali e i giornalisti svolgono funzioni diverse nella società.
In particolare, come ricordava Moravia, "la funzione sociale dell'intellettuale è di essere antisociale", il che mal si concilia con il motto finale del Trattato di Wittgenstein, che regola invece le attività sociali: "su ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere".
E' forse dunque una mia "colpa sociale", l'aver sempre cercato di dire ciò che pensavo, anche quando sarebbe stato più comodo o più utile (e a volte, forse, anche più corretto o più giusto) tacere. Ma ciascuno di noi è fatto a modo suo, e io sono fatto così. Dunque, un grazie a tutti, e a risentirci magari altrove.
2. LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DI REPUBBLICA, MARIO CALABRESI
Caro Piergiorgio,
come ci siamo scritti ieri, non posso che prendere atto con dispiacere che un percorso comune è finito.
Ciò non accade per le critiche a Scalfari, che sono lecite e fanno parte di un libero dibattito, ma per quello che hai scritto del giornale con cui collabori da anni. Il problema è che non si può collaborare con un giornale e contemporaneamente sostenere che della verità ai giornalisti non importa nulla. Che oggi serva di più pubblicare il falso del vero.
Questo è inaccettabile e intollerabile, non solo per me ma per tutti quelli che lavorano qui. Facciamo il nostro lavoro con passione e con professionalità e la gratuità delle tue parole di ieri ci ha fatto male.
Tu sai di aver sempre goduto della massima libertà, ma l’unica libertà che non ci si può prendere è quella di insultare o deridere la comunità con cui si lavora.
Mi aspettavo tu fossi conseguente con questa presa di posizione e ora non posso che dirti buona fortuna.
Mario Calabresi