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 2018  aprile 01 Domenica calendario

Con M5S, Pd e LeU saremo in Venezuela

Ho fatto un sogno, anzi un incubo: il governo Maduro. L’Italia controfigura del Venezuela chavista, socialismo irreale e povertà per tutti. Un’accozzaglia di risulta formata dal Movimento Cinque stelle insieme con il Pd meno erre (Renzi) e le frattaglie sinistrate di Liberi e Uguali: ecco il brillante progetto latinoamericano coltivato in modo sempre più sfacciato dagli oligarchi del Partito democratico. Dal rivoltoso e barbudo Michele Emiliano, simpaticissimo e impolitico governatore pugliese; dal suo più sofisticato sodale Ho fatto un sogno, anzi un incubo: il governo Maduro. L’Italia controfigura del Venezuela chavista, socialismo irreale e povertà per tutti. Un’accozzaglia di risulta formata dal Movimento Cinque stelle insieme con il Pd meno erre (Renzi) e le frattaglie sinistrate di Liberi e Uguali: ecco il brillante progetto latinoamericano coltivato in modo sempre più sfacciato dagli oligarchi del Partito democratico. Dal rivoltoso e barbudo Michele Emiliano, simpaticissimo e impolitico governatore pugliese; dal suo più sofisticato sodale Francesco Boccia; dal ministro della Cultura uscente Dario Franceschini, tendenza rive gauche (è romanziere Gallimard); dal ministro della Giustizia uscente Andrea Orlando, l’amletico capo dell’opposizione a Matteo Renzi; e forse, con tutte le cautele del caso, perfino da Walter Veltroni e Romano Prodi, i fondatori di un Ulivo alla perenne ricerca di un corpo in cui reincarnarsi. Roba da brividi. Immaginatevi il ritorno in grande stile, sandali e lacrimucce terzomondiste, di Laura Boldrini. E accanto a lei la bonomia manettara di Pietro Grasso, uno che in effetti governerebbe anche con Silvio Berlusconi, perché l’essenziale è non rimanere fuori e continuare a sorridere a favore di telecamera. Nei pentastellati sarebbe il trionfo di Roberto Fico, il francescano presidente della Camera che viene della fine dell’Italia così come Bergoglio dalla fine del mondo, santino vivente dell’ideologia pauperista. 
DUBBIO LEGITTIMO 
È davvero questo che vogliono infliggerci Luigi Di Maio e Beppe Grillo? Il dubbio è legittimo, considerando le premesse d’altro segno con le quali hanno gestito assieme alla Lega la partita per le presidenze del Parlamento. Ma la tentazione c’è, pur di piazzarsi sul trono di Palazzo Chigi senza concedere a terze figure il ruolo di protagonista di un governo col centrodestra. Alla faccia dei quasi sei elettori su dieci che dalle viscere dell’elettorato grillino reclamano una maggioranza con Matteo Salvini, Di Maio riuscirebbe nel capolavoro di rimettere in gioco al completo la banda dello ius soli, i volenterosi carnefici del sovranismo uscito vincitore nelle urne del 4 marzo. 
Perché una maggioranza chavista, fra i primi suoi provvedimenti, non potrebbe che riesumare l’impopolarissima legge sulla cittadinanza per gli immigrati nati in Italia. E sarebbe soltanto un assaggio del repentino ritorno al peggior Novecento al quale credevamo d’essere finalmente scampati. 
Tanto debole in Parlamento quanto corazzato nel suo fanatismo, il governo Maduro non si accontenterebbe di proclamare la damnatio memoriae per Berlusconi e per chiunque abbia avuto a che fare con il Caimano. No, ci imporrebbe per decreto un quotidiano esame del sangue per verificare l’adeguata presenza di globuli rossi e antifascisti, sempre pronto a trasformare ogni piazza dissidente in una Piazzale Loreto di reietti. E come ben sappiamo, quando l’antifascismo diventa il rifugio dei poveri d’idee (e di voti), alcuni neofascisti spuntano subito dai tombini a reggergli il gioco degli opposti estremismi. E allora altro che legge Fiano. Gli dèi non vogliano. 
Immaginarsi poi le conversioni forzate all’indifferentismo sessuale, alla sottocultura genderista che vuole abolire padri e madri, figli e figlie, cognomi e tradizioni radicate nell’armonia dell’ordine naturale. Saremmo tutti una prole amorfa della grande madre boldriniana, maschere di un corteggio tardo antico da film pasoliniano, nel quale il buon senso popolare e le virtù operose del così detto ceto medio (conservatore per vocazione) diventerebbero il nemico da eradicare. Sarebbe la fine della piccola borghesia e delle Partite Iva, costrette all’esilio in luoghi protetti dalla persecuzione dei finti proletari passati dalla lotta di classe alla lotta di casta, dalla mano predatoria delle patrimoniali, dalla riprovazione pubblica inaugurata dal blocco sociale a sostegno della nuova maggioranza: il boldriniano collettivo. Sarebbe la rivincita del centro storico agiato contro le province, dei quadrilateri sfaccendati contro gli opifici piagati dalle tasse, della cinematografia assistita contro la realtà profonda che nessuno vi mostra ai David di Donatello. 
PSICHIATRIA 
Un’Italia così governata, frontiere aperte ed erario svuotato dai redditi universali, sarebbe degna d’un seggio onorario nella Lega araba (salvo poi scoprire che da quelle parti altro che lotta di genere: frustate e chador) e convincerebbe i tedeschi della nostra sopraggiunta secessione dal nord Europa. Materia di studio retrospettivo per la Troika, se non per la psichiatria. Piuttosto rimpiangiamo Renzi o il suo avatar Carlo Calenda. 
Quanto potrebbe durare il governo Maduro? Chissà. Quanto basta perché al giro successivo i leghisti arrivino al potere con il 70 per cento dei voti, se ancora si potrà votare. Ma è soltanto un incubo. Forse.