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 2018  aprile 01 Domenica calendario

Declinazione, le mille varianti che fanno moda

Anche la declinazione oggi si porta molto. Declinazione in senso lato, ampio, avvolgente, naturalmente inclusivo. Non più circoscritta al rosa rosae della prima declinazione latina, al vir viri della seconda, e alle insidie dei sostantivi irregolari della terza declinazione, che forse continuano a turbare ancora i sogni dei vecchi studenti come noi. No, no. Mettiamoci l’animo in pace, oggi la declinazione non riguarda più la flessione di nomi, aggettivi, pronomi o articoli secondo il genere. Non tocca i verbi e le loro desinenze. E personalmente dubito che sia un bene. Tutt’al più, la declinazione sopravvive in questa accezione solo per chi si cimenta nell’apprendimento di una lingua come tedesco o come l’ungherese che declinano tutto. Piccola consolazione, dopo la condanna del latino e greco dalla scuola media, banditi per fare spazio agli smartphone, con grave vulnus per la correlazione logica e la capacità di analisi delle giovani menti. 
LA SPERIMENTAZIONE
Abbandonato il campo minato della morfologia della lingua, infatti, la declinazione oggi imperversa in ambiti di uso corrente. Innanzitutto il genere, maschile e femminile, e tutti gli altri che si affacciano alla ribalta, transgender, omosex, e quant’altro, perché è questo oggigiorno il campo che detiene il primato in termini di sperimentazione e di innovazione morfologica. Esiste naturalmente una dimensione politica della declinazione al femminile, che impone un sostantivo di nuovo conio per adattarsi alle signore che ne incarnano la funzione, presidenta, sindaca, avvocata, e perché no presida, e allora magari anche atleto per evitare la disparità quando si parla di Mennea. Questa dimensione però sembra rapidamente sfiorire dopo il tramonto della presidenta Boldrina, e nonostante i tentativi di rinvigorimento da parte delle militanti di #MeToo che ammoniscono: un uomo di strada è un tipo popolare, una donna di strada è una prostituta etc etc. Ma l’aspetto preminente oramai è che in fatto di genere le declinazioni possono essere mille e più di mille, contigue come sono alle differenze, alle varianti e tutte schierate contro l’omologazione. 
Poi ci sono le declinazioni della scrittura e dello scrittore, e anche qui il termine va fortissimo, perché corrisponde a certi nodi personali irrisolti che hanno sempre bisogno di essere rivisti, giustamente, secondo declinazioni diverse. lascio al lettore smaliziato il piacere di riempire il vuoto dei puntini di sospensione. Con maggiore apprensione entreremo nel campo minato delle diverse declinazione del terrorismo, e in quello ancora più minato delle diverse declinazioni dell’islam, diviso tra sciti, sunniti, ismaeliti ecc ecc. Per evitare traumi, meglio confinarsi in declinazioni incruente come quella della moda, dalle variabili infinite e in continuo rinnovamento, o quelle della bellezza coi suoi canoni mutevoli, capelli corto e spettinato o lunghi e raccolto, o quelle più blande di un genere vestimentario come il jeans, stracciato al ginocchio o solo sulla coscia.
IL MIELE
Per i palati difficili ecco le declinazioni del miele, alimento completo dalle infinite proprietà, che può essere usato come dolcificante, come balsamo per gola e bronchi, come crema nutriente rigenerante per la cute. Se questo vi sembra un volo pindarico, resistono con forza le declinazioni della libertà, tema cruciale in tempi di Terza repubblica, e assai conteso sin dai tempi di Sparta e Atene, di Rousseau e Constant, di Robespierre e Brissot, fra i fautori della democrazia diretta e della partecipazione, e i difensori della democrazia rappresentativa e della libertà negativa. 
Per chi pratica l’ecumenismo cristiano, ricordo le declinazioni dell’amore, tramandate dal Vangelo, e rinverdite dal romanzo dell’Ottocento per quanto riguarda la sua parabola borghese, matrimonio per passione, crisi di coppia, epilogo drammatico. E per chi continua a credere nel valore dell’arte e della catarsi, raccomanderei A Fury Tale, spettacolo potente che coinvolge il femminile e le sue declinazioni, amicizia e competizione, dolcezza e isterismo, quotidianità e imprevedibilità, tenerezza e aggressività, nato da una collaborazione tra il Festival Aperto di Reggio Emilia e Il Funaro di Pistoia, e presentato al Teatro Rossini di Pesaro da Cristina Morganti, danzatrice del Tanztheater Wuppertal fondato da Pina Bausch. Così, spetta alla coreografa italiana ma di formazione tedesca, ricordarci indirettamente come accanto alle declinazioni della danza e della femminilità, continuano a sopravvivere le declinazioni del lessico, che reclama come le altre solo un po’ di attenzione per regalarci la versatilità e la ricchezza di parole semplicissime come variante, versione, atteggiamento, proprietà, singolarità, forma e modo, degni di rientrare nell’uso.