la Repubblica, 1 aprile 2018
Una Nixon a sinistra. Da Sex and the City la sfida di Cynthia all’establishment «dem» di New York
New York «Spero solo che non entrino in gara anche Brad Pitt e Angelina Jolie», ha commentato Andrew Cuomo. Facile ironia. Però i precedenti fortunati non mancano, almeno se s’intende per fortuna il successo elettorale: Ronald Reagan, Arnold Schwarzenegger, Al Franken. Ora un’altra star dello spettacolo si lancia in politica e con una missione ardita: scalzare il potentissimo Cuomo dalla poltrona di governatore di New York. Lei è Cynthia Nixon, 51enne resa celebre dalla serie “Sex and the City”. Lesbica dichiarata e militante, sfida Cuomo da sinistra alle primarie di partito e certamente raccoglierà consensi in una base democratica in cerca di rinnovamento. Cuomo, oltre che simbolo di una deriva “dinastica” (suo padre Mario lo ha preceduto nello stesso incarico) è un politicante vecchio stile, abile nell’ingraziarsi i grossi finanziatori, rispettoso dei “poteri forti”. La famiglia Cuomo, un po’ come i Clinton, ha un controllo formidabile sulla macchina del partito e non sarà facile batterlo nelle primarie. Intanto Nixon ha avuto l’endorsement della sua amica e collega Sarah Jessica Parker. Cercherà di galvanizzare quella parte della base che nel 2016 votò per Bernie Sanders alle primarie democratiche dello Stato di New York (dove però prevalse Hillary).
La sfida Nixon- Cuomo è un test prezioso per sondare gli umori del popolo di sinistra in una delle sue roccaforti storiche: New York è il secondo serbatoio di voti democratici dietro la California. Quattordici mesi di Amministrazione Trump a Washington hanno avuto effetti contrastanti sulla base democratica. Da una parte c’è una mobilitazione nelle piazze e una radicalizzazione, simmetrica e speculare a quella del partito repubblicano. Questo pezzo della sinistra vuole una guerra senza quartiere. L’ala moderata replica che così facendo sarà impossibile recuperare consensi nell’area cruciale: quegli operai bianchi che hanno fatto la differenza nel 2016 votando Trump. Cuomo è un moderato, per esempio sul piano fiscale ha spesso bloccato i progetti più ambiziosi del sindaco di New York, Bill de Blasio, che avrebbe voluto aumentare molto di più le spese sociali (scuola, assistenza ai senza tetto, case popolari). Cuomo è anche un astuto manovratore di leve del consenso: i sindacati del pubblico impiego sono dalla sua parte, “comprati” con trattamenti generosi, pensioni d’oro, privilegi inauditi rispetto al settore privato. Questo è uno dei temi su cui Nixon ha toccato un nervo scoperto: l’attrice non ha esitato a denunciare il ruolo nefasto delle Union nel trasporto pubblico. Il metrò di New York è allo sfascio, disservizi e obsolescenza sono da Terzo mondo, la Subway è la patetica caricatura di una rete metropolitana moderna. La responsabilità della gestione è di Cuomo, che protegge una vasta rete di interessi: dalle ditte che hanno in appalto la manutenzione, ai sindacati. Le Union hanno subito attaccato Nixon, a riprova che “la macchina Cuomo” sarà difficile da sconfiggere. Un precedente sfortunato: nel 2014 a eliminare Cuomo nella primaria democratica ci provò Zephyr Teachout, giurista rispettata, che impostò la sua campagna sul tema della corruzione legalizzata, cioè i massicci finanziamenti delle lobby economiche che si aspettano di essere ricompensate dopo l’elezione (per esempio nel business dell’edilizia). Ma la Teachout ebbe solo il 34% dei voti.
L’incognita è se il “fattore celebrity” aiuterà la Nixon, ora che un’altra celebrity sta alla Casa Bianca. Gli elettori democratici in parte sono anch’essi sensibili all’atmosfera populista del momento, al fascino degli outsider, alla rivolta contro i politici di professione. D’altra parte possono anche volersi distinguere dal trumpismo rilanciando l’importanza della competenza e dell’esperienza.
Una riconferma di Cuomo, che lo proietterebbe verso il terzo mandato, rilancerebbe le speculazioni sulla sua candidatura alla Casa Bianca. Se n’era parlato nel 2016, ma lui non volle intralciare le ambizioni della sua amica e alleata Hillary Clinton. Anche suo padre Mario fu a un passo dalla candidatura per la nomination. Un precedente illustre di un governatore di New York poi divenuto presidente è ovviamente Franklin Delano Roosevelt. Nixon può vantare di suo l’aver interpretato il ruolo di Eleanor Roosevelt, in una serie televisiva.