Libero, 30 marzo 2018
Un bebè a reddito, il neonato della Ferragni e di Fedez è già una stella social. D’altronde crescere i figli costa. E c’è chi si porta avanti
Ha solo dodici giorni ma ha già accumulato milioni di like, un guardaroba con cui si potrebbero vestire i neonati di un reparto di maternità per i prossimi trent’anni e una quantità di foto che neanche Naomi Campbell ai tempi d’oro. Ogni giorno uno scatto, ogni foto un vestito, ogni tutina un contratto milionario.
Leone è stato messo a reddito dal primo vagito, ma a voler essere pignoli il business è cominciato non appena il piccolo è stato concepito. D’altronde sua madre è Chiara Ferragni che ha creato un impero da dieci milioni di dollari l’anno partendo dai selfie e dalla sua passione per la moda, un geniaccio chiuso in un corpo da modella che è stata chiamata dall’ Università di Harvard a tenere una lezione di marketing e che oggi viene studiata dagli esperti di finanza come caso imprenditoriale di successo.
Il papà è Fedez, il rapper tatuato con lo sguardo perso nel vuoto ma il portafoglio pieno di soldi, uno che nel 2011 si autoproduceva il disco e che oggi trova aziende disposte a spendere diecimila euro per un suo striminzito tweet. Tra social, dischi e serate porta a casa (pardon nel super attico di Milano e nella villa di Los Angeles) dieci milioni di dollari l’anno.
IL PATRIMONIO
Chiara e Fedez hanno 58 anni in due, 20 milioni di dollari ma soprattutto un patrimonio di 23 milioni di followers spalmati su tutti i social. Un bottino che adesso condividono con il piccolo Leone il quale, vagito dopo vagito, fa lievitare i like e il business.
I figli costano ma Chiara e Fedez che i soldi ha imparato a farli con una certa facilità, hanno trasformato il piccolino in un’ulteriore fonte di reddito. I moralisti gridano alla mercificazione del bebé, si indignano come contro quelle mamme con portano i figli a sfilare in passerella per mettere da parte un po’ di soldi. Molti hanno semplicemente invidia di questa coppia che trasforma in denaro anche la faccenda più complicata e dispendiosa della vita: fare un figlio e crescerlo. Tutti noi comuni genitori spendiamo cifre da capogiro dal primo istante in cui i pupi vengono al mondo, anzi da quando li concepiamo: dall’ecografia di ultima generazione per essere certi che stia bene, ai quintali di pannolini ma quelli di qualità perché altrimenti il culetto diventa rosso. E poi negli anni il corso di inglese e di cinese, perché le lingue servono, il calcio, il basket, il nuoto perché lo sport fa bene, le lezioni di piano e di chitarra perché bisogna saper suonare almeno due strumenti, i campus all’estero e poi l’Università nella speranza che trovi un buon lavoro. Nel frattempo, un salasso quotidiano. Invece Chiara e Fedez col figlio riescono a guadagnarci.
Da undici giorni 23 milioni di persone, seguono ogni poppata del piccolo Leone, ogni sbadiglio, ogni smorfia. Inteneriti da quei pugnetti chiusi e dagli occhi che si riempiono di luce quando si specchiano in quelli azzurri della mamma. C’è anche chi mal sopporta quest’ostentazione di ricchezza e felicità, chi è infastidito da questa melassa che gronda milioni e perfidamente scrive: «La Ferragni si scorda pure di allattarlo a furia di fare foto».
Leone la privacy non l’ha conosciuta neanche nel posto più sicuro e segreto, quando nuotava beato e ignaro nella pancia della mamma. Le ecografie che aggiornavano i followers sulla sua crescita venivano pubblicate ogni mese su Instagram, puntuali come le leggi sulla Gazzetta ufficiale. Tutti sono stati tempestivamente informati del problema alla placenta che ha costretto sua madre a riposarsi prima del parto.
Appena è nato mamma e papà non hanno fatto in tempo a guardarlo in faccia che hanno immediatamente condiviso la gioia e la foto del pupo coi followers. Con tanto di tutina bianca e rossa (il rosso era della stessa sfumatura dello smalto sulle unghie di Chiara) di un marchio di moda per bebè. E poi nei giorni successivi, una volta lasciata la lussuosa clinica di Los Angeles in cui Leone è nato, i social sono stati inondati da tantissime foto del piccolino.
Scatti che sembrano rubati e casuali e che invece sono sapientemente studiati per la gioia degli sponsor. Ecco Leone rigido come bambolotto che a meno di una settimana di vita è vestito come un amministratore delegato ad una cena di gala: con papillon a pois e gilet a righe che fanno pendant con le scarpine. Oppure costretto a sfoggiare un paio di occhiali da sole più grandi di lui o infilato dentro le maglie griffate di suo padre. La madre sorridente, che con un etto di pancia in più crede di essere grassa e si copre con ampie felpe. A guardarlo verrebbe da dire: liberate Leone dalla gabbia dei social.
IL FUTURO
Che cosa dirà quando una volta cresciuto, sfoglierà l’album delle sue foto e scoprirà che tutti sapevano tutto di lui? Che i suoi genitori hanno condiviso le sue ecografie, le sue poppate, che lo trattavano come un manichino da mettere in vetrina addobbato con vestiti griffati mentre i suoi coetanei se ne stavano comodi dentro tutine di ciniglia liberi di rigurgitare e bagnare decine di bavaglini? Come si sentirà per questa vita rubata e perennemente condivisa?
Forse ne sarà solo felice, o forse avrà bisogno dell’aiuto di uno psicologo. Certo, i soldi per lo strizzacervelli non gli mancheranno...