la Repubblica, 3 aprile 2018
Un diamante non è per sempre ora le banche rimborsano
MILANO Un diamante «è per sempre», ma per qualcuno non è affatto una buona notizia. Lo sanno i quasi centomila risparmiatori che negli ultimi anni hanno acquistato le pietre preziose con l’aiuto delle banche pensando di avere fatto ottimi investimenti e si sono trovati invece in mano beni difficili da rivendere ai prezzi – altissimi e fuori mercato per l’Antitrust – a cui erano stati comprati. Da alcuni mesi però qualcosa ha iniziato a muoversi. Secondo le associazioni dei consumatori gli istituti coinvolti – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Mps quelli sanzionati dall’Autorità per la Concorrenza lo scorso ottobre con una multa da 12,35 milioni – stanno cominciando a venire incontro ai risparmiatori, procedendo pure al rimborso integrale del capitale inizialmente investito. Anche se le pietre erano state acquistate da due società, Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment, anch’esse sanzionate dall’Authority, per le quali le banche sostengono di avere svolto solo un ruolo di intermediarie. Un’intermediazione, comunque, ben retribuita, con commissioni che superavano fino al 15% delle cifre investite in diamanti.
«Tra i casi che seguiamo, Intesa Sanpaolo sta rimborsando praticamente tutti. Unicredit invece ci risulta che sia più selettiva», sottolinea venduto le pietre. «Non si tratta solo di restituire quanto è stato inizialmente investito, ma anche l’eventuale danno legato al mancato guadagno che un investimento più sicuro avrebbe assicurato», spiega l’avvocato Laura Cagnin.
Le indagini dall’Antitrust hanno fatto emergere una realtà tutt’altro che marginale. Dal 2011 al 2017 IDB e DPI, hanno perfezionato vendite per oltre un miliardo di euro. Di questi, più della metà, 600 milioni di euro, sono riconducibili Armando Biagetti di Adoc. Indicazioni analoghe arrivano da Confconsumatori, che rileva però da parte di altri istituti una collaborazione molto più scarsa: «Montepaschi è l’interlocutore più difficile, nel senso che non risponde alle nostre richieste», spiega l’avvocato Grazia Ferdenzi, che segue da vicino il dossier. «Banco Bpm assume invece una posizione intermedia. Ci ha inviato alcune proposte di rimborso, che abbiamo però giudicato indecorose: il 20% del capitale investito e la possibilità di mantenere il diamante». Anche Aduc segnala le stesse difficoltà su Banco Bpm e Mps. «Per quanto riguarda le altre banche sembra che la politica di Intesa sia quella di restituire sempre, mentre Unicredit si accorda per transazioni che vuole che rimangano coperte», spiega Alessandro Pedone, responsabile risparmio e Investimenti.
Nel frattempo, secondo il Sole 24 Ore, Bankitalia avrebbe inviato una circolare interna sollevando il tema di un possibile «ampliamento del contenzioso». Cioè una pioggia di ricorsi in arrivo. A Treviso, si è costituita una Associazione Vittime Investimenti in diamanti, che ha affidato allo Studio Calvetti la promozione di un’azione legale collettiva verso le società che hanno al solo Banco Bpm che grazie al suo ruolo di intermediario per circa 30-40 mila clienti ha incassato nel periodo oltre 100 milioni di commissioni. Circa la metà i numeri vantati invece da Unicredit, con 40-50 milioni di commissioni in sei anni, mentre di peso minore il ruolo degli altri istituti. Intesa, attiva da metà 2015, ha dichiarato 7000 clienti nel 2016, Mps circa 14 mila operazioni ( alcune riconducibili a più soggetti) dal 2013 al 2016 e commissioni totali tra i 30 e i 50 milioni di euro. Da parte loro le banche pubblicamente non si sbilanciano sulla questione. La più esposta, Banco Bpm, si difende spiegando che l’istituto «aveva il ruolo di segnalatrice nei confronti della società IDB – Intermarket Diamond Business» e che «sta analizzando caso per caso le situazioni dei clienti» valutando «le eventuali, possibili iniziative da intraprendere, comprese azioni di rimborso».
Chi ha investito, intanto, resta in attesa. «Io non ho ancora provato a vendere, perché mi è stato consigliato dalla banca di aspettare», spiega un risparmiatore della provincia di Verona, che ha acquistato con IDB attraverso il canale di Banco Bpm. Un altro, in un capoluogo emiliano, dopo una lettera di reclamo a Unicredit ha ottenuto dalla banca l’impegno a rimborsare quanto investito, circa 30 mila euro, se entro quattro mesi IDB non dovesse vendere, coprendo l’eventuale differenza: «Siamo stati molto chiari, abbiamo spiegato loro che se ci avessero fregati di nuovo avremmo tolto il nostro patrimonio e li avremmo portati in tribunale». Un’esperienza che però, nel frattempo, ha compromesso il rapporto con l’istituto: «Nella mia famiglia ci siamo sempre fidati delle banche. Ora le cose sono cambiate e anche loro se ne sono accorti. È stato come un tradimento».