la Repubblica, 3 aprile 2018
Da Londra a St. Louis, ecco le nuove città del crimine
LONDRA I turisti che affollano Piccadilly Circus, fanno shopping da Harrods o visitano il mercatino di Portobello, non se lo immaginano: la capitale britannica sembra loro una città sicura, in cui muoversi con tranquillità. Eppure, negli ultimi mesi, per la prima volta Londra ha superato New York come quantità di omicidi: 22 contro 21 in marzo, 15 contro 11 in febbraio.
Stampa inglese e Bbc annunciano il sorpasso con un senso di shock. Le due metropoli hanno la stessa popolazione, circa 8 milioni e mezzo di abitanti, e lo stesso budget per la polizia, pari a 3 miliardi di sterline l’anno. Come mai c’è più violenza sotto il Big Ben che nella Big Apple?
C’è da dire che la percezione di New York come luogo pericoloso appartiene al passato, per quanto il cinema contribuisca a perpetrarla nell’immaginario globale. La filosofia della “tolleranza zero” portata avanti tra il 1994 e il 2001 dal sindaco Rudolph Giuliani, soprannominato “lo sceriffo”, ha cambiato la sicurezza nella Grande Mela rispetto ai decenni precedenti. Nel 1990 a New York ci furono 2245 omicidi; l’anno scorso ce ne sono stati 292, il livello più basso dell’ultimo mezzo secolo.
Le capitali delle morti violente, nel mondo, oggi sono altre: Rio de Janeiro, che nel 2017 ne ha avute 6731, e ha dovuto chiamare l’esercito a pattugliare il centro e le favelas, le baraccopoli in mano alle gang; Caracas, in Venezuela, con 3387 omicidi, terreno di scontro fra criminalità, bande paramilitari e narcos; Città del Capo, in Sud Africa, a quota 2500, dove è perfino rischioso fermarsi in auto agli incroci con i finestrini abbassati.
Se poi invece delle città con milioni di abitanti si calcolano gli omicidi in proporzione alla popolazione, la più letale della terra risulta Los Cabos, stazione balneare messicana di 300 mila abitanti, famosa per l’arresto del super trafficante El Chapo e per la guerra fra narcos che si impiccano a vicenda all’angolo delle strade, con oltre 700 morti.
Poi c’è Acapulco, ex-meta delle vacanze dei Vip e di Hollywood, funestata da 910 omicidi l’anno o Cali in Colombia. E negli Stati Uniti le città più violente sono St Louis e New Orleans: non New York. Ma è indubbio che Londra è diventata meno pacifica. Gli omicidi sono cresciuti da 83 nel 2014 a 130 un anno fa, un aumento del 38 per cento, pur escludendo le vittime degli attentati terroristici. La metropoli sul Tamigi, nel confronto con New York, è balzata in testa pure per altri reati: le statistiche indicano che a Londra ci sono 6 volte più furti, 2 volte più rapine, 3 volte più stupri. Per quanto riguarda gli omicidi, invece, molti sono morti accoltellati, vittime di gang o violenza giovanile. Cressida Dick, la prima donna a capo di Scotland Yard, assegna parte della colpa «ai social network», su cui i teenager assassini si vantano delle sanguinarie imprese. Ma lei stessa, andando a studiare a Glasgow il modo in cui la città scozzese ha abbassato il proprio tasso di omicidi, ammette implicitamente altre cause. Una sono probabilmente i tagli alla spesa pubblica, inclusa la polizia: a parità di popolazione, New York ha 40 mila agenti, Londra 32 mila.
Un’altra ragione è l’uso degli uomini e delle donne in divisa: a New York c’è una maggiore presenza nella strade, che agisce da deterrente al crimine, mentre Londra – sempre per motivi di budget – ha gradualmente cancellato la ronda dei “bobbies”, i poliziotti disarmati che sapevano tutto di tutti. Una terza è il calo di “stop and searches”, fermi e perquisizioni di persone sospette, un po’ per risparmiare soldi e risorse, un po’ in omaggio al politicamente corretto, perché colpivano soprattutto minoranze etniche: da 904 mila nel 2014 a 303 mila nel 2017.