la Repubblica, 30 marzo 2018
L’amaca
I leader europei sono piuttosto prudenti nel giudicare la situazione politica italiana.
Probabilmente hanno capito che esiste un evidente nesso tra il clamoroso successo dei partiti populisti e il fatto che l’Italia ha dovuto reggere quasi da sola l’impatto della grande migrazione dall’Africa.
E dunque, per dirla come va detta, hanno la coda di paglia.
Le responsabilità dell’Unione europea e dei suoi più importanti Stati membri (Francia e Germania in primo luogo) nel voto “antieuropeo” degli italiani, lo scorso 4 marzo, sono gigantesche. E possono essere misurate negli anni, se non nei decenni.
Mi è capitata sotto gli occhi un’Amaca del 2003 (quindici anni fa!) nella quale mi chiedevo “se l’Europa considera gli ottomila chilometri di coste italiane un problema regionale dell’Italia o una questione politica continentale”.
Non era il rilievo di un esperto, ma di un cittadino qualunque (cittadino europeo) che si rendeva conto che la questione dei migranti NON era in alcun modo sostenibile da un solo paese (due se vogliamo contare anche la povera Grecia). È abbastanza irritante, dopo tutto quello che è accaduto, leggere la candida opinione del giovane leader della Cdu Spahn, che intervistato dalla nostra corrispondente a Berlino dichiara che “sul tema dei migranti e della protezione dei confini esterni dell’Europa dobbiamo sbrigarci”.
Sbrigarci? Ma cos’è, una battuta di spirito?