la Repubblica, 30 marzo 2018
Metti una sera al cinema con il tuo cane
C’è un cinema, a Milano, dove si può entrare coi cani. Ha anche un bar, dove si può entrare coi cani. Il posto si chiama Cinemino, ed è una di quelle sale con programmazione raffinata, aperte da un gruppo di soci appassionati, sobria ed elegante come un minuscolo multisala di Copenaghen dove alcuni anni fa vidi la prima di Nymphomaniac di Lars Von Trier il giorno di Natale.
Insieme a una folla composta di distinti danesi, lieti di guastarsi il loro porno d’autore dopo il panettone. Oasi di civiltà.
Il Cinemino apre ai cani di solito nel pomeriggio, in proiezioni chiamate cinebau.
Qualche anno fa si era cominciato in qualche locale di Londra, poi ci sono state alcune serate speciali al festival di Torino, altre dedicate al film di Laurie Anderson, “Heart of a dog”, adesso tutta le tournée dell’ultimo lungometraggio animato di Wes Anderson, “Isle of dog”. Ma Wes Anderson non conta, nel suo universo vale tutto. I cani abbaiano e ti alitano in faccia, spelano e si azzuffano tra loro, ti si addormentano sui piedi, russano quando non dovrebbero. Non tutti, per carità. Ci sono cani silenziosi ed eleganti, cani che seduti accanto a te nel buio del cinema potresti scambiare per il tuo dentista, o la maestra di tuo figlio.
Ma se in un cinema possono entrare i cani, vuoi dire che possono entrare tutti i cani, belli e brutti, aristocratici e bulli di periferia. Per carità, io i miei cani li porterei serenamente ovunque, anche soltanto perché un mondo pieno di cose, razze, musi, odori diversi mi fa allegria.
Eppure quel mondo – non sono brava con le distopie ma sono certa di non sbagliare – non è quello che vedo all’orizzonte. Qualche giorno fa un uomo adulto mi ha chiesto quindici euro per ricomprare l’ombrello che aveva rotto in testa al mio cane perché smettesse di abbaiare al suo. Glieli ho dati. Sua moglie mi sembrava mortificata, e anche io per lei.
Avrei voluto dirle vattene, mettiti in salvo da quell’uomo.
Passi per aver menato mio cane, ma i quindici euro… Ma il mondo va così, verso l’intolleranza. I social sono pieni di gente che si lamenta di aver fatto un viaggio in aereo accanto al tizio che puzzava, di aver dovuto sopportare il neonato isterico che ha pianto per otto ore di fila. Come dar loro torto? Ma cosa diventa un mondo in cui regnano le idiosincrasie? E a questo proposito: impossibile resistere al gioco di parole tra cinefilo e cinofilo. Metto già lì i quindici euro per chi volesse, legittimamente, punirmi a ombrellate.