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 2018  aprile 03 Martedì calendario

Addio a Emmanuel Cauchy il “dottore verticale”. Travolto e ucciso da una valanga a Chamonix

«Quando è pericoloso amo ancora di più fare il medico. Perché è in quelle circostanze che do il meglio di me stesso». Emmanuel Cauchy, 58 anni, si era confidato al giornale francese «Liberation». Era il «dottore verticale», come lui stesso amava definirsi, guida alpina: ieri è morto in una valanga nel massiccio dell’Aiguille Rouge, di fronte al Monte Bianco. Il pericolo l’avrà visto e sentito, ma non è riuscito a sfuggire alla grande massa di neve che si è staccata in alto. Aveva tre clienti con sè: si sono salvati, ora sono ricoverati nell’ospedale di Sallanches, nella vallata di Chamonix. L’ospedale di «Manu» Cauchy, dove a febbraio aveva operato Elisabeth Révol, l’alpinista francese salvata in extremis sul Nanga Parbat dopo essere riuscita ad aprire con il polacco Tomasz Mackiewicz (disperso a 7.200 metri) una nuova via invernale sul gigante pakistano.
«Sono profondamente triste e sconvolta dalla notizia. Il mondo dell’alpinismo perde il suo più brillante medico», scrive l’alpinista sulla sua pagina di Facebook. Aggiunge: «Un grande uomo, ha salvato tante vite. In questi ultimi due mesi è stato per me un aiuto così prezioso». Un pioniere della medicina di montagna e della telemedicina. Un ricercatore che aveva dedicato al sua vita al salvataggio di chi scalava. Era uno dei più grandi esperti mondiali di congelamenti e ipossia. Le spedizioni alpinistiche per gli ottomila e per le Ande, così come per i luoghi più freddi del pianeta, facevano ricorso a lui, anche come prevenzione. Originario della Normandia, Cauchy aveva deciso di dedicarsi alla montagna sia come medico sia come guida alpina. «Straordinario – dice di lui Guido Giardini, medico di Aosta, già presidente dell’associazione medicina di montagna italiana -. Avevamo appena concluso a fine marzo il quarto progetto europeo di telemedicina. Uomo di grande umiltà e capace di trasferire conoscenza sia in campo medico sia in compo alpinistico con semplicità e efficacia». Prima il lavoro all’ospedale di Chamonix, poi a Sallanches. Da qualche anno aveva smesso di fare interventi con l’elicottero e si era dedicato alla ricerca e ai progetti mondiali e europei di telemedicina. Ancora Giardini: «Era l’anima del lavoro sulla medicina di montagna che aveva al centro il Monte Bianco, con noi, la Fondazione Courmayeur e i colleghi svizzeri». Nel 2005 Emmanuel Cauchy aveva raggiunto i mille salvataggi con l’elicottero. Un traguardo che aveva voluto condividere scrivendo un’autobiografia per l’editore francese Glénat.
Medico e esperto di montagna come guida riusciva a intervenire in modo efficace. Era lui che scendeva nei crepacci per recuperare feriti e praticargli le prime cure, lui che si faceva calare in parete dall’elicottero per il recupero di alpinisti in difficoltà. Ricordava lo scalatore che aveva soccorso ai piedi dell’Aiguilles Droites, sul versante francese del Bianco, privo di coscienza per le trenta fratture riportate in una caduta. Restò tre mesi in coma, poi tornò a Chamonix per ringraziare il «Docteur Vertical». Ancora, Jamie, che si era congelato mani e piedi sulle Grandes Jorasses. Cauchy non potè salvargli gli arti, ma la vita sì. Insieme salirono in vetta al Bianco e il medico fece con lui un toccante documentario.
Interventi di soccorso con gli uomini in divisa blu, le guide-gendarmi del plotone di alta montagna di Chamonix che ieri hanno tentato invano di salvare il loro collega e amico. Un’operazione imponente, anche con le unità cinofile perché sul candido scivolo dell’Aiguille Rouge erano impegnati parecchi scialpinisti. Emmanuel Cauchy è stato trovato sepolto dalla valanga.
«Manu» amava l’avventura anche in mare. La navigatrice Isabelle Autissier ha ricordato alla «Bfm Tv»: «Ho avuto la fortuna di navigare con lui nel grande Sud, in un’isola montagnosa della Georgia antartica. Amava tutto ciò che era natura. Sulla mia barca avevo sempre il numero di telefono di “Manu”. In qualunque parte del mondo io fossi, sapevo che se avessi avuto un problema potevo chiamarlo a qualsiasi ora del giorno o della notte».