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 2018  aprile 03 Martedì calendario

Fondazioni, tutte le proposte (affossate) per la trasparenza

“Serve subito una legge sulla trasparenza delle fondazioni che finanziano la politica”, ha chiesto domenica con una intervista al Fatto Quotidiano il presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone. Perché questi enti che raccolgono milioni di euro sono regolati dal Codice civile “come fossero bocciofile”: i bilanci sono opachi, non si può sapere chi ha finanziato chi, la trasparenza è quasi solo volontaria. Cantone si appella al nuovo Parlamento perché in quello vecchio le idee su come rendere trasparenti le fondazioni c’erano, i voti per approvare le proposte di legge invece no.
A inizio 2014 il Parlamento ha convertito in legge un decreto di fine 2013 (governo Letta) che ha cancellato il finanziamento pubblico ai partiti vecchio stile. Al comma 4 dell’articolo 5 si legge: “Alle fondazioni e alle associazioni la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici, nonché alle fondazioni e alle associazioni che eroghino somme a titolo di liberalità o contribuiscano al finanziamento di iniziative o servizi a titolo gratuito in favore di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne o di parlamentari o consiglieri regionali, in misura superiore al 10 per cento dei propri proventi di esercizio dell’anno precedente, si applicano le prescrizioni di cui al comma 1 del presente articolo, relative alla trasparenza e alla pubblicità degli statuti e dei bilanci”.
Il 10 settembre del 2015 il deputato dei Cinque Stelle Alberto Airola è il primo firmatario di un disegno di legge che vuole rendere più stringenti quei requisiti molto laschi. Nella relazione che accompagna il testo, Airola ricorda che “nel 2012 venne bocciato ad opera di tutte le compagini partitiche l’emendamento che mirava a imporre le stesse regole di trasparenza previste per i partiti anche alle fondazioni”. E quindi propone di rimediare con una legge di un solo articolo che estende alle fondazioni tutti gli obblighi di trasparenza che valgono per i partiti, qualunque sia la natura della fonazione e anche se il finanziamento alla politica è indiretto. Il problema è che la legge sui partiti ha una falla proprio sulle sanzioni per chi non rispetta gli obblighi di trasparenza e di certificazione indipendente del bilancio. Come nota Cantone, “la commissione che vigila sui partiti ha soltanto cinque membri, organico insufficiente e potere sanzionatorio non idoneo”.
Un paio di mesi prima di Airola, anche l’ormai ex deputato Antonio Misiani del Pd aveva presentato un disegno di legge sullo stesso tema: viene specificato che, in deroga alle norme sulla privacy, non serve chiedere il consenso al donatore per poter pubblicare il suo nome on line, le fondazioni che raccolgono più di 50.000 euro devono farsi certificare il bilancio da un revisore terzo e pubblicarlo on line, riesce a mantenere l’anonimato solo chi dona meno di 5.000 euro, ci sono anche sanzioni per chi viola gli obblighi di rendicontazione, fino al doppio delle somme versate.
Nell’aprile 2016 il senatore Gaetano Quagliariello (oggi senatore di Forza Italia) propone limiti ancora più stringenti: trasparenza piena per tutte le donazioni sopra i 1.000 euro, coinvolgimento dell’Anc nei controlli e cancellazione dall’elenco dei beneficiari delle agevolazioni fiscali e tributarie delle fondazioni che trasgrediscono. Soltanto Linda Lanzillotta, nella scorsa legislatura senatrice del Pd, aveva specificato un dettaglio importante nella sua proposta di legge dell’aprile 2015 che avrebbe fatto saltare gran parte dell’attuale intreccio tra aziende e politica: divieto assoluto per “enti, aziende e società partecipate da enti pubblici ovvero che siano titolari di concessioni pubbliche di finanziare con contributi, donazioni, sponsorizzazioni o inserzioni pubblicitarie, anche attraverso i loro dirigenti, le istituzioni, fondazioni e associazioni che abbiano come scopo sociale l’elaborazione di politiche pubbliche e che siano presiedute o dirette da persone che siano titolari di incarichi di governo a livello nazionale, regionale o locale, o siano membri del Parlamento nazionale o europeo ovvero di assemblee elettive regionali o locali, o che lo siano stati nei dieci anni precedenti”. Chi trasgredisce non può sedere per tre anni in poltrone assegnate dal governo o, se è un’azienda, partecipare a gare pubbliche per tre anni. La fondazione Open di Matteo Renzi, per esempio, è guidata dall’avvocato Alberto Bianchi indicato dal governo Renzi nel cda dell’Enel e ha tra i finanziatori Fabrizio Landi, al secondo mandato nel cda di Leonardo-Finmeccanica.
Nessuna di queste proposte di legge è stata approvata dal Parlamento della diciassettesima legislatura. Chissà se quello della diciottesima ne ripescherà qualcuna e farà proprio l’appello del presidente dell’Anac Cantone.