3 aprile 2018
APPUNTI PER OGGI - IL CASO BARDONECCHIAIL GIORNALE 2 APRILELa Francia tira dritto su Bardonecchia. "Non c’è stata nessuna violazione della sovranità italiana, soltanto un stretta applicazione dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dell’altra delle frontiera dei controlli"
APPUNTI PER OGGI - IL CASO BARDONECCHIA
IL GIORNALE 2 APRILE
La Francia tira dritto su Bardonecchia. "Non c’è stata nessuna violazione della sovranità italiana, soltanto un stretta applicazione dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dell’altra delle frontiera dei controlli".
A dirlo all’Ansa è stato il gabinetto del ministro dell’Azione e dei Conti pubblici, Gerald Darmanin. Che poi ha aggiunto: "Gli sconfinamenti per controlli, previsti dall’accordo del 1990 sia da parte francese sia da parte italiana, sono frequenti. Ne avvengono in media uno o due al mese, compresi quelli nei locali in questione, cioè la stazione di Bardonecchia".
Inoltre, precisano le fonti, "in questo caso non si trattava di un controllo migratorio ma di una ricerca di stupefacenti".
Insomma, la tensione diplomatica tra Italia e Francia ancora è lontana dal risolversi. A ciò si aggiunge una email che imbarazza il governo francese. Dopo le polemiche, infatti, Parigi si è appellata a "un accordo del 1990" che consente agli agenti delle due nazioni di effettuare controlli su treni e stazioni anche per qualche chilometro oltre i confini. In realtà, come racconta il Fatto, l’intesa sulla cooperazione transfrontaliera è stata sottoscritta nell’ottobre del 1997 e non prevede un blitz come quello di venerdì scorso, dal momento che da nessuna parte si parla di accercamenti sanitari e test su eventuali fermati.
Non solo: la polizia francese sapeva già da tempo di non poter più usare i locali della stazione prima in uso proprio agli agenti d’Oltralpe. Lo dimostra - scrive sempre il Fatto - una mail che un un funzionario della dogana francese scriveva lo scorso 13 marzo proprio per lamentarsi di non poter usare la sala di Bardonecchia "perché occupata da altra gente". Proprio per affrontare la questione i prefetti di Torino e di Chambery avevano già deciso di incontrarsi il prossimo 16 aprile.
Sulla vicenda di Bardonecchia la procura di Torino vuole vederci chiaro e apre un fascicolo sui controlli effettuati venerdì da agenti delle dogane francesi in un locale gestito da una ong che ospita migranti. L’inchiesta è per ora a carico di ignoti perché la procura non conosce le generalità degli agenti francesi, e i reati ipotizzati sono abuso d’ufficio, violenza privata aggravata e violazione di domicilio aggravata. Gli inquirenti valuteranno la sussistenza degli estremi per l’iscrizione anche del reato di perquisizione illegale, e sono stati già disposti accertamenti, acquisizioni di documenti ed audizioni di testimoni.
LA STAMPA 3 APRILE
esta il gelo tra Italia e Francia dopo il blitz di cinque agenti transalpini delle dogane nel centro di accoglienza di Bardonecchia. Nessuno dei due governi intende arretrare. E se sabato scorso il nostro ministero dell’Interno aveva notificato a Parigi la sospensione di ogni precedente accordo sulla cooperazione di polizia transfrontaliera, il giorno dopo Parigi aveva annunciato ufficialmente che nessun agente francese sarebbe più entrato in Italia autonomamente. E così è stato per ora. Sui treni Tgv sono stati sospesi i controlli nella tratta di confine, tra Modane e Bardonecchia.
Malgrado ciò, il gabinetto del ministro dell’Azione e dei Conti pubblici, Gerald Darmanin ha rilanciato sostenendo che «non c’è stata nessuna violazione della sovranità italiana, solo un stretta applicazione dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dell’altra delle frontiera dei controlli». Lettura già rigettata dal governo italiano. Anche perché uno degli aspetti più gravi del «caso Bardonecchia», riguarda l’esercizio di «attività non autorizzata di polizia giudiziaria» in territorio italiano. I cinque doganieri, dopo aver fermato sul treno un passeggero nigeriano, hanno «preteso» presso il centro di accoglienza di Bardonecchia, gestito dal Comune con fondi del ministero dell’Interno e in cui operano i medici volontari della Ong «Rainbow 4 Africa», accertamenti investigativi - l’esame delle urine del fermato - senza autorizzazione dell’autorità italiana. Da qui l’apertura dell’inchiesta della procura torinese che ipotizza i reati di abuso d’ufficio, violenza privata e violazione di domicilio aggravate. E sarà il procuratore capo Armando Spataro a coordinare le indagini del commissariato di Bardonecchia sul comportamento dei cinque doganieri.
Prove di dialogo
Per attenuare questo clima di muro contro muro, il direttore generale delle Dogane francesi, Rodolphe Gintz, sarà in Italia per incontrare il suo omologo e cercare di «ripristinare l’accordo, ora sospeso». Anche il ministro Darmanin sarà prossimamente a Roma. Per il ministro francese, che ha chiesto dal Direttore delle dogane di recarsi subito in Italia, «gli incontri dovrebbero consentire la ripresa dell’accordo di cooperazione doganale in tutti i suoi punti, compresa l’utilizzazione del locale nella stazione di Bardonecchia».
La versione di Parigi
Resta il fatto che a Parigi ripetono che sconfinamenti possano avvenire «senza la necessità di avvertire i doganieri dell’altro Paese». Di più: «Il fatto che il locale sia stato di recente messo a disposizione di una Ong non cambia in nulla, e resta a disposizione dei doganieri francesi». Con il che mostrano di non avere capito che tra i temi della riunione tra il prefetto di Torino e il collega di Chambery, in agenda per il 16 aprile -, ma oggi in forse - c’è anche il problema di quella sala d’aspetto che ormai non era più a disposizione dei doganieri e dei gendarmi d’Oltralpe, come loro stessi si lamentavano in email delle settimane scorse a Ferrovie dello Stato, all’Agenzia delle Dogane, alla prefettura.
Quella sala, in disuso da tempo, serviva in passato come «spazio di cortesia» per agevolare la sosta dei doganieri o dei poliziotti francesi durante i servizi di controllo a cavallo della frontiera. Una sala identica si trova a Modane a disposizione delle forze dell’ordine italiane, ma anche quella non è più utilizzata da tempo.
Già due anni fa le Ferrovie italiane, proprietarie dei locali, avevano dato in uso le sale al commissariato di Bardonecchia, già nell’ottica di ospitare i migranti in transito e non lasciarli bivaccare in stazione. Segno che già all’epoca quegli spazi erano inutilizzati.
IL GIORNALE 3 APRILE
N essuna scusa, nessuna marcia indietro. La Francia non si muove di un millimetro dalla difesa del blitz di Bardonecchia, dove venerdì sera cinque doganieri francesi armati hanno fatto irruzione nel centro migranti della stazione, suolo italiano, senza autorizzazione per sottoporre un nigeriano intercettato su un treno a un test antidroga.
Un «atto grave, inaccettabile», secondo l’Italia. «Tutto legale», invece secondo la Francia. Tanto che il ministro dei Conti pubblici Gerald Darmanin si è rifiutato di porgere scuse per l’accaduto. Al massimo, ha detto, Parigi «deve delle spiegazioni» all’Italia che è «una nazione sorella». Per questo, ha aggiunto, «ho chiesto ai doganieri, che non hanno fatto nulla di illegale, di sospendere il funzionamento del nostro accordo, in attesa di una mia visita al governo italiano. Se bisogna rivedere l’accordo, ovviamente lo faremo». L’«accordo» è quello di Chambery del 1990: prevede che le forze dell’ordine dei due Paesi possano «sconfinare» per controlli di polizia, ma sempre avvertendo le reciproche autorità. Per Parigi «non c’è stata alcuna violazione della sovranità italiana, soltanto un stretta applicazione dell’accordo che consente di effettuare controlli da una parte e dall’altra della frontiera». Per Roma invece non sarebbe stato rispettato. Davanti alle «insufficienti» giustificazioni della Francia, il Viminale ha sospeso gli sconfinamenti: per ora e fino a data da destinarsi nessun agente della Gendarmerie potrà entrare in territorio italiano senza previa autorizzazione della nostra polizia. E per questo anche la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta. Le ipotesi di reato di abuso d’ufficio, violenza privata aggravata e di violazione di domicilio - si stanno valutando gli estremi per quello di perquisizione illegale - sono finora contro ignoti, perché non si conoscono le generalità dei doganieri francesi che quella sera hanno fatto scendere da un treno sulla Milano-Parigi un nigeriano con regolare permesso di soggiorno, scortandolo armati fin dentro la saletta della stazione gestita dai volontari della ong Raimbow4Africa. La procura ha già acquisito documenti e sentito persone informate sui fatti, e attende dalla questura una nuova relazione, più approfondita, sull’accaduto.
È sull’uso dei locali allestiti dal comune per assistere i migranti di questa nuova Ventimiglia, che insiste il muro diplomatico francese. Parigi si difende sulla base di una vecchia convenzione del 1990 che consentirebbe l’accesso ai doganieri francesi. Ma esiste la prova del contrario. Una mail del 13 marzo spedita dalla responsabile delle dogane a Rfi, pubblicata dal Corriere, dimostra come i francesi fossero a conoscenza dell’impossibilità di utilizzare quella sala. «I servizi della dogana francese controllano i viaggiatori sui treni e a questo scopo salgono a Modane e si recano alla stazione di Bardonecchia», scriveva la dirigente. «C’è una stanza dedicata dove possono aspettare in treno per tornare in Francia», ma «i colleghi non possono entrare perché è occupata da altra gente», cioè i volontari e i migranti. La comunicazione si concludeva con la richiesta di «un appuntamento per affrontare l’argomento». Un vertice già fissato il 16 aprile tra il prefetto di Torino Roberto Saccone, che ieri era a Bardonecchia per ringraziare i volontari, e l’omologo transalpino potrebbe saltare. Prima si attende il chiarimento promesso da Parigi.