Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 31 Sabato calendario

Pamela, l’ultima verità: «Violentata e uccisa soltanto da Oseghale»

L’impronta del suo piede nudo sul sangue ancora caldo sul pavimento. E tracce del suo liquido seminale su quel povero corpo che ha fatto a pezzi nel tentativo di cancellare qualsiasi segno che potesse ricondurre a lui. A due mesi dall’orribile omicidio di Pamela Mastropietro, si aggrava la posizione di Innocent Oseghale, il nigeriano subito individuato dai carabinieri di Macerata come l’uomo che si era disfatto dei due trolley con dentro i resti della ventenne romana scomparsa 48 ore prima della comunità Pars di Corridonia. Le 150 pagine di perizia depositata dal Ris di Roma sul tavolo del procuratore Giovanni Giorgio non lasciano più spazio a dubbi: Pamela è stata prima costretta ad un rapporto sessuale e poi stordita, uccisa con due coltellate all’addome e fatta a pezzi da Oseghale, che fino ad ora aveva tentato di ridurre al minimo le sue responsabilità sostenendo di essere rientrato a casa, nella mansarda di via Spalato dove aveva portato la ragazza, e di avere trovato Pamela che stava male in seguito ad una dose di eroina che le era stata procurata da un altro spacciatore nigeriano arrestato pochi giorni dopo insieme ad un terzo connazionale. Ma l’inchiesta traballa perché – sostiene ora la perizia del Ris – Desmond Lucky e Lucky Awelima, anche loro in carcere come Oseghale con le accuse di concorso in omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere, nell’appartamento di via Spalato non c’erano. Non un’impronta, non una traccia di Dna riporta ai due indagati che, tutt’al più, possono avere aiutato Oseghale ( ma all’esterno) a disfarsi del corpo. Oppure avere agito con quei guanti contenuti in una scatola che deve essere ancora esaminata. Ci sono invece altre tracce che non corrispondono a nessuno dei profili degli indagati. Un responso che mette in crisi la ricostruzione fin qui ipotizzata e che non incrocia il dato della consulenza tecnico- informatica secondo cui i telefonini dei due nigeriani avevano agganciato la cella di via Spalato proprio nelle ore ( dalle 12 alle 16) in cui il medico legale fissa la morte della ragazza.
«Non cerchiamo un colpevole per forza ma pretendiamo che i colpevoli paghino fino in fondo. Aspetto di poter leggere queste carte prima di esprimermi. Certo è allarmante e imbarazzante che la pista che la Procura ha seguito per due mesi possa ora essere stravolta da questo esito. Ma abbiamo fiducia massima nel lavoro degli inquirenti e siamo certi che nulla sarà lasciato al caso», dice l’avvocato Mario Verni, dilaniato nel doppio ruolo di legale della famiglia e zio di Pamela.
Due mesi dal delitto e ancora niente funerale per Pamela. Le “sorprese” venute fuori dalla consulenza tecnica del Ris confermano che non c’è nulla di scontato in questa indagine che vede allungarsi i suoi tempi tanto da richiedere ulteriori accertamenti su quel corpo che la famiglia non ha avuto ancora l’autorizzazione a ricomporre. La mamma, Alessandra Verni, stampa magliette e felpe con il volto di Pamela e prepara il corteo in programma per sabato 13 aprile che si concluderà in piazza Re di Roma. «Non so se per quella data si sarà già potuto celebrare il suo funerale – dice – ma a prescindere vorremmo che la città si stringesse intorno al suo ricordo e al dolore non solo dei familiari ma di tutti coloro che, quasi fosse una loro figlia, hanno sofferto per la sua tragica morte». Niente bandiere di partiti e niente che possa turbare l’ordine pubblico.
La mamma di Pamela non ha finora sentito accanto a sé il calore di grandi manifestazioni di piazza come invece – nota – è accaduto ad esempio a Firenze per l’omicidio del cittadino senegalese ucciso per caso da un uomo che voleva suicidarsi. La sua richiesta Alessandra Verni l’ha affidata anche ad una petizione indirizzata al presidente Mattarella che sta raccogliendo migliaia di firme sul web: «Noi chiediamo che vengano consegnati alla giustizia gli autori dell’atroce omicidio di Pamela la cui morte è il culmine di una tragica catena di eventi maledetti. Quello che le è accaduto è qualcosa di disumano».