la Repubblica, 31 marzo 2018
Turisti stranieri, l’anno del sorpasso
Siamo tornati calamita del mondo, dice l’ultimo rapporto Enit. L’Agenzia nazionale italiana del turismo (una volta ente) conteggia un forte afflusso di turisti in arrivo in Italia dall’estero, a Pasqua e ancor più in questa primavera appena nata. Certifica che – ed è la prima volta – nei dieci mesi gennaio-ottobre 2017 i visitatori del nostro Paese arrivati da fuori sono stati superiori ai viaggiatori indigeni: il 50,3 per cento contro il 49,7. Un sorpasso che dice molte più cose dello scarto risicato (rientrato, tra l’altro, con le vacanze di Natale).
Le presenze straniere, contate attraverso le notti trascorse in albergo, l’anno scorso sono state pari a 212 milioni, in sensibile aumento sul 2016. Crescono anche gli italiani turisti in patria, ma a ritmi inferiori.
Ecco, l’Italia – stabilmente quinta nel mondo per ricettività turistica – nel 2017 è stata terza in Europa in valore assoluto (dopo Spagna e Francia) e seconda dietro agli iberici per presenze straniere. In questo segmento – gli ospiti forestieri – da gennaio a ottobre abbiamo migliorato del 10 per cento. La Spagna con i suoi contenitori estivi delle Baleari e delle Canarie sale solo del quattro. Sul comparto turismo tutta l’Europa, in una fase di espansione economica generale e di avvicinamento al viaggio organizzato di nazioni colosso come la Cina e l’India, conosce nuovi primati. Bene, l’Italia post-crisi riesce ad agganciare a questi flussi globali i suoi alberghi e i suoi campi da golf. Non è un caso che il World travel and tourism council, forum strutturale dell’industria del viaggio, ipotizzi che nel 2028 il turismo italiano darà occupazione a quattro milioni di persone.
Questa crescita dei visitatori forestieri è stata sottolineata, in passato, come un problema per il fatturato: gli stranieri spendono meno, mangiano un panino, si fermano in una città d’arte solo una notte. Non è più così, dice il report. La spesa turistica in ingresso è cresciuta del 7,2 per cento arrrivando a 39 miliardi di euro. Di contraltare, gli italiani in viaggio all’estero lasciano 24 miliardi: la bilancia turistica, si vede, fa registrare un saldo netto positivo di 15 miliardi.
Analizzando la spesa degli stranieri, i bacini storici del nostro turismo si allargano. La Germania, che da sola porta un quarto dei visitatori, aumenta la spesa turistica in Italia del 7,5 per cento. La Francia, ora stabilmente seconda per flussi verso le nostre terre, del 9,5. I francesi, si legge, visitano con frequenza anche Torino e Bologna e si spingono in Basilicata e in Puglia. Gli spagnoli hanno conosciuto le Cinque Terre, i portoghesi scoperto Tropea. Nel 2017 i viaggiatori russi in Italia sono stati 934.000, con un incremento dell’8,1 per cento.
L’analisi Enit dice che i turisti di lingua tedesca (compresi svizzeri e austriaci) e gli olandesi a Pasqua prenderanno d’assedio il Lago di Garda e il Lago Maggiore. Da noi funziona il turismo da borgo con i viaggi gastronomici sempre più richiamo. Emerge il caso di Civita di Bagnoregio, provincia di Viterbo. La crescita del paese che muore è impressionante: dagli ottantamila biglietti staccati nel 2013 (accesso controllato) si è passati a oltre ottocentomila.
«Il turismo italiano è sempre più una ricerca di Festival Rossini, saloni del mobile, tour dei giardini, esperienze naturali», dice Giovanni Bastianelli, amministratore delegato Enit. Di terme e di santuari religiosi.«Da tre anni i numeri crescono e nel 2018 conosceremo l’accelerazione più forte». Resta indietro il Sud: sull’intera industria pesa solo per un quinto.