Libero, 29 marzo 2018
Berlino fa la guerra a Putin ma per finta
L’espulsione di quattro diplomatici russi da parte del governo tedesco è più questione di facciata che un sintomo di divario fra Berlino e Mosca. La Germania prosegue la partecipazione al Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che porterà ulteriore metano russo in Europa passando sul fondo del Mar Baltico. Non a caso, l’approvazione del progetto da parte della tedesca Agenzia federale marittima e idrografica, o BSH, è stata seguita, ieri, dall’ammissione che i russi potranno rimpiazzare gli espulsi. Per il portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, Rainer Breul: «Ciò che abbiam fatto è dichiarare i diplomatici persone non grate sulla base dell’articolo 9 della convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Ciò non ha effetto sulle dimensioni della missione diplomatica russa».
Alla domanda se potranno essere sostituiti, Breul ha risposto: «Sì». Quale miglior contorno della conferma che il Nord Stream 2 va avanti, per aggiungere 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas agli altrettanti che possono già passare per la prima tratta, il Nord Stream 1. Come la prima condotta, anche il Nord Stream 2, detto in russo Severniy Potok, sarà strutturato su due tubi gemelli lunghi oltre 1200 km, che dalla costa russa presso Slavyanskaya, nella regione di Leningrado, correranno verso le sponde tedesche fino a Greifswald.
SOCI DI GAZPROM
Il primo gasdotto, che parte da Vyborg, è operativo dal 2012 e al momento pompa 22,5 miliardi di metri cubi annui, meno di metà capacità, a causa delle sanzioni dell’Unione Europea alla Gazprom. Il colosso russo, infatti, è il maggior attore dell’operazione che vedrà completate per il 2020 le tubazioni aggiuntive, tanto che pagherà metà dei 9,5 miliardi di euro di costo. Soci di Gazprom, ben due società germaniche, la Uniper e la Wintershall, poi l’austriaca OMV, la francese Engie e la anglo-olandese Royal Dutch Shell. L’agenzia tedesca BSH ha dunque accordato alla società Nord Stream AG, emanazione di Gazprom incaricata della posa dei tubi, il permesso definitivo a coprire una tratta di 31 km di fondo marino nella Zona Economica Esclusiva della Germania, mentre le autorizzazioni per le acque territoriali più vicine alla costa tedesca erano arrivate già il 3 febbraio dalla società degli scavi Stralsund, che ha escluso rischi ambientali. Lo scorso mese la stessa cancelliera Angela Merkel aveva spiegato che «il gas dalla Russia non è un rischio energetico per l’Europa».
TENSIONE CON GLI USA
Più in generale, la politica tedesca deve tener conto, nei rapporti con Mosca, delle istanze del mondo economico. Ma sotto sotto covano liti con gli Stati Uniti, dato che da Washington si è evocata la possibilità di sanzioni contro il gasdotto. Il 21 marzo il Dipartimento di Stato, da poco guidato dall’excapo della Cia Mike Pompeo, ha diramato: «Ci opponiamo al Nord Stream 2. Crediamo che minerà la sicurezza energetica europea dando alla Russia un nuovo strumento di pressione». Politica a parte, è anche questione di danaro, poiché agli Usa preme piazzare il proprio gas liquefatto trasportato via nave attraverso l’Atlantico. Già una nazione ostile a Mosca, la Polonia, sta comprando gas americano sulla base di un contratto del 2017 della durata di 5 anni.