Libero, 29 marzo 2018
«Farò il legale, il giornalista e il benefattore». Intervista a Roberto Maroni
Possiamo chiamarla ancora presidente? Sa, la forza dell’abitudine...
«Certo, sono presidente del Milan club...».
...guardi che così iniziamo male.
«Allora arrivo subito al punto: è stata una decisione mia e solo mia».
Roberto Maroni ha appena lasciato la Regione Lombardia. La vicenda è nota: non s’è ricandidato, annunciando di voler chiudere con la politica attiva. Ieri, Vittorio Feltri s’è chiesto in prima pagina di Libero: “chi ha rotto il Maroni?”.
«Ecco, la domanda giusta è: “chi ha rotto i maroni?”. Io mi sono stufato di questa vita. Nessuno mi ha costretto. Ha fatto la stessa cosa Di Battista, che ora si fa fotografare a casa con moglie e figlio».
Scusi, ma non ci accontentiamo di questa risposta.
«E perché? Ho fatto 30 anni di politica, ricevendo più di quanto potessi immaginare. Sono appagato e non potrei chiedere di più. Ora voglio fare altre esperienze».
Quando l’ha deciso? Per davvero però...
«Ho iniziato a pensarci nell’estate 2017, poi ho valutato tutti i pro e i contro. Sapevo che il 22 ottobre ci sarebbe stata la sfida del referendum per l’autonomia, che abbiamo vinto anche grazie a quello catalano».
Non è che ha mollato perché non si riconosce più in questa Lega?
«Ho sempre fatto delle critiche, ma senza retroscena. Anzi, se avessi voluto sarei stato ricandidato. Salvini mi aveva già garantito totale autonomia».
Insistiamo. La sua scelta è sorprendente.
«Succede in tanti altri Paesi, solo in Italia ci si stupisce per una cosa del genere. Pensiamo al presidente americano, che è una specie di imperatore del mondo. Dopo 8 anni, molla la politica».
Non c’è stato un episodio decisivo? Un momento in cui lei ha detto: “ora basta”?
«Di episodi difficili ce ne sono stati tanti. Il primo fu la crisi con Bossi per il ribaltone nel primo governo Berlusconi. Anche negli ultimi 5 anni ci sono stati tanti scazzi ed episodi difficili. Ma la politica mi piace, dà soddisfazioni».
Vede? La politica è una malattia che non ti molla.
«Vero, ma voglio entrare nella mia terza vita. Nella prima ho fatto l’avvocato, nella seconda ho fatto politica».
Scusi, non è che l’hanno infastidita le grane giudiziarie?
«Sono infastidito per quello che mi è successo e preoccupato per chi deve governare. I sindaci e i normali amministratori rischiano grosso, anche per il nuovo codice antimafia che s’estende alla pubblica amministrazione. Così, i politici sono tutti potenziali mafiosi. Terribile. Ecco, come professionista vorrei aiutare i sindaci, non solo quelli della Lega».
Feltri s’è stupito perché lei, Maroni, non è rientrato neppure in Parlamento.
«Ma a Roma sono stato protagonista per 25 anni!».
E se Salvini la chiamasse per fare il premier?
«Non accetterei».
Non le mancano il dibattito, il confronto, i media?
«Ho avuto più inviti in tv nelle ultime due settimane che nei 5 anni precedenti».
Ribadiamo: la politica è una malattia che non ti molla.
«Ma infatti rimane nella mia vita. Però non avrò più incarichi istituzionali. La politica è come il Milan: sono milanista anche se non sono un calciatore rossonero».
Quindi, cosa farà?
«Voglio recuperare una dimensione privata, e dedicarmi a un’attività professionale con meno pressione mediatica. Da avvocato. Ho 63 anni, non sono ancora rincoglionito e voglio lavorare per almeno altri dieci anni. Mi sto iscrivendo all’albo professionale a Milano: ho uno studio in centro. Dopo Pasqua inizierò a lavorare. In più, voglio aiutare anche le persone in difficoltà. Non dico altro».
Feltri si chiedeva come si guadagnerà da vivere. Ha appena risposto.
«Lavorerò, davvero. Non sono un politico di professione. Adesso esco dalla politica a testa alta. Non voglio fare come Fini o altri. Non voglio essere compatito. Anzi, a Feltri potrei chiedere un consiglio: vorrei anche diventare giornalista pubblicista...».
Feltri le direbbe che ormai si guadagna una miseria. Continuerà a essere militante della Lega?
«Certo!».
Berlusconi cosa le ha detto?
«Ha provato a convincermi di ricandidarmi, poi mi ha fatto i complimenti dicendo “io ci sono, restiamo in contatto”. Sono attratto dalle sfide. Sono stato tre volte, ministro, poi presidente del gruppo parlamentare, quindi governatore. Nella Lega, nessuno ha fatto strada come me. C’è gente che mi ferma per strada e mi ringrazia. Sono stato un politico di successo, ora voglio togliermi delle soddisfazioni facendo altro. Nessun retroscena, nessun problema di salute, nessun motivo giudiziario».