Libero, 28 marzo 2018
La buona educazione al telefono è una scienza esatta da imparare
Che fossimo litigiosi già lo sapevamo, ma che il cellulare ci abbia peggiorato lo ignoravamo. Secondo il rapporto Global Mobile Consumer Survey 2016 di Deloitte, siamo il Paese europeo in cui si bisticcia più spesso per il telefonino. A discutere non è solo il 27% delle coppie, ma anche il 27% dei figli, i quali se la prendono con i genitori per la loro abitudine di stare incollati al display. Se consideriamo che il 93,1% degli abitanti della penisola è munito di telefono mobile, secondo i dati contenuti nel rapporto Italia dell’Eurispes riferiti all’anno 2016, intuiamo che milioni di battibecchi si potrebbero evitare se solo acquistassimo un minimo di educazione nell’uso di codesto strumento.
Insomma, ciò di cui abbiamo bisogno è sempre lui: il galateo. Ma quali sono le regole basilari del bon-ton da tenere presenti quando impugniamo il nostro amato smartphone?
Siamo diventati cellulare-dipendenti. E questo ci rende anche dei gran cafoni. Essendosi tramutato in una sorta di appendice artificiale del nostro corpo, ci siamo scordati quale sia lo scopo del telefonino: trasmettere comunicazioni concise ed estemporanee. Per le chiacchiere inutili hanno inventato l’ora del tè parecchi secoli fa. Quindi evitate di mandare in fumo l’orecchio di chi sta dall’altro capo narrandogli la vostra tediosa esistenza. Lo stesso vale per i messaggi di testo. Scrivete in modo chiaro e telegrafico. In origine si chiamavano sms, short message service, ossia «servizio di messaggi brevi». Chiedetevi il perché. E ricordatevi che non state componendo un poema epico cavalleresco e che alla “Divina Commedia” ci ha già pensato Dante, quindi rilassatevi, inserite soggetto, predicato e complemento e premete invio.
SPRECHI
Attenzione: da quando la messaggistica è diventata gratuita, se ne fa spreco. Evitate di inviare dieci sms contenenti una sola parola, i quali messi insieme formano una frase di senso compiuto (spesso anche incompiuto). Non hanno inventato tale servizio perché possiate lasciare lei o lui digitando: «Addio, buona fortuna». È un comportamento ignobile, tenetelo presente. Allo stesso modo, andrebbe escluso il ricorso a dichiarazioni d’amore in chat. Molto meglio guardarsi negli occhi, anche per capire le emozioni dell’altro.
Non abusate delle cosiddette “faccine”. I sorrisetti virtuali, al pari di quelli veri, ad un certo punto possono dare il voltastomaco. E non scrivete cattiverie stemperandole poi con un ameno sorriso. Fareste la figura degli idioti. Se proprio volete essere acidi, siatelo con convinzione. Vi fa più “onore”, anche se alla fine sempre stronzi restate. Ovvio. Non eludete certe domande mettendo un dannato cuoricino. Non ve la potete mica cavare così (anche se ci proviamo tutti). N.B.: non scrivete tutto puntato. Prima ci riempite di messaggi e poi fate i tirchi con le lettere dell’alfabeto. Vi sembra un atteggiamento coerente?
MAI SUL TAVOLO
Non poggiate il telefonino sul tavolo, ricerche scientifiche hanno confermato che non è commestibile. Non portatelo neanche a letto, non è un amante.
Tenetelo spento o impostatelo in modalità silenziosa durante le cerimonie, le riunioni, al cinema, al teatro, in chiesa. In queste circostanze è lecito rispondere solo alle chiamate urgenti in un luogo appartato.
Non portate la suoneria al massimo volume, contribuireste all’inquinamento acustico che ci rende tutti più aggressivi. Se volessimo spaccarci i timpani, andremmo ad un concerto rock.Quando chiamate un’amica per scaricarle addosso le vostre lagne, abbiate almeno la decenza di chiederle prima come stia, simulando un minimo di interesse. Non urlate a squarciagola conversando. Alle gente i fatti vostri o del vostro interlocutore non interessano. Sussurrate. Se non ricevete risposta al 3-4 squillo, non insistete. E soprattutto non richiamate dopo due minuti. Aspettate di essere ricontattati. Il “ritenta ancora, sarai più fortunato” qui non vale, non è mica la lotteria.
Se il tipo (o la tipa) con cui siete usciti è rimasto incollato al suo smartphone tutta la sera, vi sembra una buona idea rivederlo? A vostra volta, non fate i maleducati ad un appuntamento galante, per non rischiare di ricevere un bel due di picche. Non dilungatevi al telefono quando siete in compagnia di un’altra persona, alla quale non resterà altro da fare che imitare la vostra scortesia. Sarebbe stato meglio restare ognuno a casa propria ad occuparsi della corrispondenza e del centralino. Niente è meno realistico in un film della scena in cui un soggetto mette giù la cornetta senza salutare. Quante volte ci siamo chiesti se in America funzioni davvero così. Poco importa, siamo in Italia e qui il saluto è d’obbligo. Se colui che vi ha chiamato non si decide a mettere giù e a voi sta bruciando l’arrosto, ricorrete a formule garbate per svignarvela, come «mi ha fatto piacere sentirti, cerchiamo di vederci».
STRAPPO ALLA REGOLA
Potete permettervi di importunare all’ora sacra dei pasti o dopo le 20 solo le persone più strette. L’unico strappo alla regola che vi è concesso è la chiamata al 118 se sta per venirvi un infarto. Lasciate che sia colui che chiama a mettere fine alla conversazione. Quando siete voi a telefonare, assicuratevi di non trattenere il destinatario oltre il tempo in cui sentirvi è gradito o utile, ammesso che lo sia, il più delle volte disturbate e nulla di più. Se pensate che la vostra telefonata possa essere un fastidio, non componete il numero. I messaggi vocali sono una vera e propria tortura. I vocalizzi non devono superare i 5 secondi. Sopra tale soglia non si tratta più di comunicazioni audio bensì di sequestri di persona, dato che l’interlocutore passivo sarà costretto a sorbirsi la manfrina. L’uso del vivavoce è scorretto nei confronti di chi ci telefona che si aspetta di parlare con noi e non con tutti i presenti. Quindi, se state guidando e non potete fare a meno di ricorrere a tale espediente, informate il chiamante ancora prima di salutarlodel fatto che siete in modalità vivavoce e in compagnia. Infine, non mandate via sms l’invito al vostro matrimonio, non state mica organizzando una pizzata con i vecchi compagni di scuola. Che tristezza!