Libero, 28 marzo 2018
Auto blu più numerose al Sud. Milano ne ha meno di Messina
Chissà se al dipartimento della Funzione pubblica si aspettavano un tale effetto boomerang. Il rapporto 2017 sul «censimento delle autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni» doveva servire a tutt’altro: a dimostrare in coincidenza con l’affermazione degli odiati “populisti” alle urne (M5S e Lega) la virtuosità della macchina statale. Del resto, come contestare un simile crollo del parco circolante? Da 2.063 a 323 auto per le amministrazioni centrali, di cui quelle “blu” con autista al seguito passano da 1.339 a 131. Le vetture dei ministeri e di Palazzo Chigi, in particolare, scendono dalle 1.806 in totale del 2014 alle 178 del 2017. Ancora: i mezzi “blu” governativi da 1.210 sono diventati appena 61. Considerando tutti i settori della Pubblica amministrazione, ci sarebbe stata una sforbiciata da record: da 54.542 a 29.195 automobili; e da 5.902 a 3.068 auto blu. Un bluff, per l’Osservatorio sui conti pubblici italiani (Cpi), il centro studi diretto dall’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. Anche perchè nelle Regioni del Mezzogiorno, soprattutto in proporzione alle Regioni del Centro-nord, è cambiato poco o nulla.
ISOLE DA RECORD
Al Mezzogiorno certe abitudini sono dure a morire. Anche prendendo per buoni i numeri forniti dalla Funzione pubblica ma gli interrogativi, come vedremo, abbondano un dato balza subito agli occhi: la cura dimagrante non riguarda le Regioni del Sud. L’Osservatorio di Cottarelli ha messo in fila i Comuni capoluogo con il maggior numero di auto blu. Tolta Roma che con le sue 124 vetture fa storia a sé essendo sede del governo nella classifica fanno la parte del leone le città del Mezzogiorno. Alle spalle della Capitale ci sono Messina (25 vetture); Palermo (24); Oristano (17); Napoli (17); Milano (17); Brindisi (11); Bari (11); Catania (9) e Cagliari (6). Ad eccezione di Milano, nella top ten dopo Roma ci sono solo Comuni meridionali.
Se si sceglie il calcolo delle auto blu ogni 10mila abitanti, Oristano, Brindisi e Messina ne hanno più di Roma.
Il quadro non cambia se si prendono in esame altri indicatori. Come ad esempio le vetture per assessore regionale. Tra le prime dieci giunte, ce ne sono sei del Mezzogiorno. In testa c’è la Calabria (7,5 vetture), seguita da Campania (6,4), Sicilia (5,8), Molise (4,7), Sardegna (4,5), Puglia (3,8). La prima giunta non meridionale è quella del Lazio (2,3). Per quanto riguarda le giunte vere e proprie, il primato spetta alla Regione Sicilia, con 70 auto blu, seguita da Campania (58), Sardegna (55), Calabria (53), Puglia (35). Nei governi delle Regioni del Sud, in totale, ci sono il triplo dei veicoli rispetto alle giunte del Nord.
Ma il rapporto della Funzione pubblica, accusa il think tank che fa riferimento a Cottarelli, presenta più ombre che luci. E questo a causa delle nuove modalità con le quali sono state censite le vetture in uso agli uffici delle Pubbliche amministrazioni.
REPORT LACUNOSO
Rispetto alle precedenti rilevazioni, quelle effettuate fino al 2014, sono stati introdotti nuovi criteri di censimento. Il principale cambiamento riguarda l’estensione della platea esclusa dall’inventario. Oltre ai mezzi impiegati nei «servizi operativi», nel rapporto 2017 sono escluse dal conteggio le automobili utilizzate per i «servizi istituzionali». Un termine troppo generico,, per l’Osservatorio di Cottarelli, per poter prendere per oro colato il dato che certifica il crollo delle auto della Pubblica amministrazione.
Accanto alle vetture destinate alle rappresentanze diplomatiche e agli uffici consolari, infatti, non compaiono nel censimento neanche i mezzi usati per i compiti di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Da qui la conclusione: è altamente probabile che la diminuzione delle auto blu sia figlia più della variazione della nuova modalità di ricerca che di un effettivo calo della dotazione di veicoli in capo alla Pubblica amministrazione.
Non solo. La riforma della normativa di riferimento, introdotta con un decreto di Palazzo Chigi del 25 settembre 2014, imponeva alla Funzione pubblica anche di indicare, per ogni automobile in servizio, la «cilindrata» e l’«anno di immatricolazione». Ma nel rapporto pubblicato pochi giorni fa non c’è traccia né del primo, né del secondo dato. Così come manca la parte relativa alle spese sostenute dalle singole Pubbliche amministrazioni. Particolare che rende impossibile quantificare, al di là del pur parziale numero delle vetture attualmente operative, il risparmio realizzato dagli uffici. Insomma, nella migliore delle ipotesi il calo delle auto blu «è molto più basso» di quello che appare.