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 2018  marzo 29 Giovedì calendario

Siria, il capo degli 007 in segreto a Roma

ROMA Uno scambio di informazioni su Isis e al Qaeda, ma anche e soprattutto un incontro politico e di riposizionamento a livello europeo. Risale a gennaio scorso la visita coperta tra il direttore dell’Aise Alberto Manenti, e il capo dei servizi segreti siriani Ali Mamlouk. Un incontro classificato top secret ma solo per qualche giorno, perché è stato subito reso noto dal quotidiano libanese Al-Akhbar vicino a Hezbollah e al regime di Damasco. E ieri è stato rilanciato dal francese Le Monde. 
Il viaggio è di quelli che fanno discutere, soprattutto perché il generale di Assad non gode di buona fama a livello internazionale. E poi perché sarebbe stato prelevato nella capitale siriana da un jet privato italiano e portato in Sardegna, nella base militare di Torre Pogliana. Un’iniziativa che il giornale francese definisce «una violazione degli atti legislativi dell’Ue contro il regime», e che è finita al centro di una interrogazione della eurodeputata olandese Marietje Schaake, che ha chiesto chiarimenti alla rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, la quale pare non abbia ancora risposto. La parlamentare vuole sanzioni per il nostro paese che ha consentito l’ingresso di un uomo ai vertici del regime considerato responsabile della repressione violenta nei confronti della popolazione civile.
GLI OBIETTIVI 
Dall’Italia, intanto, non arrivano conferme né smentite. Anche se la chiave della visita la fornisce ancora Le Monde, secondo il quale, dietro la facciata delle questioni di sicurezza, «l’obiettivo delle missioni è chiaramente politico: rompere l’isolamento del regime, avviare la normalizzazione, con lo scopo di trasformare le vittorie militari del regime di Assad in vittoria diplomatica». Nell’incontro con Manenti i temi delle migrazioni e della sicurezza sarebbero stati «pretesti» utilizzati «all’unico scopo di approfondire poco a poco le relazioni della Siria con Roma in un quadro più generale. E per i siriani, l’Italia è un ponte verso il resto d’Europa».
L’affaire Mamlouk si inserisce in un quadro di rapporti già parecchio tesi sulla linea Parigi-Roma. In alcuni delicati dossier – Vivendi-Telecom, Fincantieri-Stx – la missione militare italiana in Niger – ci sono state tensioni e il prossimo Governo dovrà scegliere come affrontare quella che da più parti viene definita la «postura aggressiva» della Francia. Sul caso specifico, nulla di nuovo: l’intelligence italiana intende mantenere linee di comunicazioni aperte con tutti i soggetti che in qualche modo possono influire sulla sicurezza nazionale. Anche con la Siria di Assad dunque, soprattutto nel momento in cui la sconfitta militare dell’Isis sta determinando la fuga dei foreign fighters e c’è da monitorare attentamente chi è rimasto sul terreno tra quelli inseriti nella lista dei combattenti.
CITTADINI DISPERSI 
Negli ultimi mesi, comunque, Mamlouk avrebbe avviato un riavvicinamento con diversi capi dell’intelligence occidentale. E si dice che stia guidando lo sforzo del regime per normalizzare le relazioni con il mondo. Non solo con l’Italia, dunque, che aveva già portato due anni fa il direttore dell’Aise Manenti a Damasco per un incontro con Assad e con il suo capo degli 007. A novembre scorso, invece, sarebbe stato un funzionario dei servizi segreti Usa a recarsi a Damasco, in cerca di informazioni per la sicurezza, e dei cittadini americani dispersi in Siria.