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 2018  marzo 29 Giovedì calendario

«Nudi e bendati», i riti di iniziazione della confraternita della Bocconi

Milano L’Università Bocconi avvia un’indagine su un’associazione studentesca sospettata di effettuare riti d’iniziazione umilianti nei confronti degli aspiranti associati e di tramare nell’ombra per controllare gli organi studenteschi di ateneo. Una vicenda che fa subito pensare alle confraternite americane, con i rituali e le storie oscure che non di rado vanno oltre i confini della goliardia. E di cui, per la prima volta, si comincia a parlare anche a Milano.
In via Sarfatti, nell’ateneo fucina di grandi studiosi di materie economiche, tutti conoscono la Società della Taula. Registrata regolarmente tra le associazioni studentesche, è nota però più per l’aura di segretezza che l’avvolge: pochi i prescelti che ne fanno parte e molte voci sulle “prove” che sarebbero richieste per entrare nel “club”. Adesso alcuni degli ex iscritti hanno deciso di parlare (sotto anonimato) e hanno descritto particolari inquietanti: giovani adepti costretti a restare nudi, bendati e a subire umiliazioni da parte dei confratelli più anziani durante le iniziazioni; studenti a cui si fanno firmare contratti di riservatezza su quanto accade agli incontri della società; uso di maschere, spade, mantelli oltre a nomignoli blasfemi per identificare i confratelli mantenendo la segretezza sulle attività parallele della Taula. Circolano anche scritti con cui la confraternita descrive le sue strategie di “egemonizzazione” degli organi studenteschi di ateneo. «Sembrare all’esterno e soprattutto dall’interno un gruppo unito e coeso – scrive uno degli anziani a un giovane adepto poi fuoriuscito dal gruppo, in una delle conversazioni whatsapp rese pubbliche – Purgare il gruppo eliminando le cellule malate è l’unica soluzione che vedo: per estirpare un tumore bisogna asportare le metastasi». In un altro testo consegnato agli aspiranti adepti si legge: «Valorizzare la nozione di indipendenza e creare quanto più possibile rapporti di tensione con l’università. Acuire lo scontro, salvo poi proporsi in chiave costruttiva con il Placement». Su queste vicende – raccontate in parte anche dal quotidiano Libero – i vertici della Bocconi ora intervengono. «Vista la gravità dei fatti descritti (seppur anonimi e non verificati) l’Università ha deciso, al fine di garantire l’applicazione del Codice di comportamento, di avviare una fase istruttoria, da parte della commissione disciplinare, volta ad accertare eventuali responsabilità degli studenti – scrive in una nota Stefano Liebman, professore di diritto del lavoro e membro della commissione disciplinare della Bocconi – Verranno quindi, in primo luogo, convocati i rappresentanti dell’associazione coinvolta. In attesa di una piena chiarezza sui punti sollevati l’associazione non avrà la possibilità di accedere alle funzionalità ed ai servizi che l’ateneo riserva alle associazioni degli studenti».
I riti, le maschere, le spade, l’uso del latino e il giocare a fare il gruppo influente in grado di garantire anche un futuro lavorativo agli associati, in virtù delle relazioni instaurate negli anni di studio universitario e nelle attività extracurriculari, vengono rivendicati dalla confraternita e anche orgogliosamente mostrati su Facebook: basta guardare il profilo della Società per accorgersene. Ma gli attuali adepti respingono le accuse: «Per noi la convocazione dell’ateneo sarà un’occasione per fare chiarezza – dice l’attuale presidente dell’associazione François Bethaz – non c’è niente di vero in queste ricostruzioni. Operiamo alla luce del sole e abbiamo organizzato anche iniziative di alto livello sociale che hanno ricevuto la medaglia del presidente della Repubblica». Non si conosce il numero di iscritti alla Taula e le attività vengono pagate con l’autofi-nanziamento dei confratelli. «Noi riceviamo annualmente una media di un centinaio di richieste di iscrizione – aggiunge il presidente – ma la nostra è una realtà selettiva e ammettiamo circa dieci persone all’anno. Risponderemo a tutte le accuse, anche se non sappiamo da chi arrivano. Forse si tratta di qualcuno che è rimasto escluso».