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 2018  marzo 28 Mercoledì calendario

Tim, sì al voto sui sei consiglieri Elliott Vivendi prepara la lista con Genish ad e De Puyfontaine presidente senza deleghe esecutive

Vivendi si prepara allo scontro assembleare contro Elliott su Tim. L’appuntamento clou resta il 4 maggio, ma cresce l’importanza di quanto accadrà il 24 aprile: i sindaci infatti hanno chiesto al cda, che si riunirà domani, di integrare l’ordine del giorno della prima assemblea facendo votare i consiglieri proposti da Elliott per rimpiazzare almeno 6 degli 8 consiglieri che si sono dimessi. Come già previsto anche l’ad Amos Genish, finora solo cooptato in cda, sarà sottoposto al voto assembleare. Vivendi, per vincere la doppia battaglia, punta molto sul piano presentato dal manager israeliano. A riprova, ieri Tim ha notificato all’Agcom il progetto di separazione della rete, facendo così scattare l’iter che porterà alla creazione di una società, controllata al 100% da Telecom, dedicata alla gestione dell’infrastruttura in cui confluiranno 22 mila degli attuali 50 mila dipendenti Tim. I sindacati temono già che ciò metterà a rischio «almeno 15 mila posti di lavoro», come ha detto a Radiocor il segretario della Slc Cgil, Fabrizio Solari.  
 
Per Carlo Calenda, ministro uscente dello Sviluppo Econonomico, l’avvio dell’iter di scorporo è una «buona notizia». Perlomeno, dice il vicepresidente Tim, Franco Bernabè, «è una garanzia che un asset importante per l’Italia resti sotto controllo italiano». Per Vivendi il passo in avanti, dopo settimane di silenzio, è la riprova che il piano di Genish va avanti, nonostante lo scontro. L’ad, del resto, continua ad avere la piena fiducia di Parigi. La sua riconferma in lista è scontata. Non solo. Per calmare le acque intorno alla presa francese su Tim, Arnaud de Puyfontaine (che è pure ad del gruppo di Vincent Bolloré) si avvierebbe alla riconferma come candidato presidente targato Vivendi, ma senza più deleghe esecutive. Un posizione più leggera, a cui lo stesso de Puyfonaine si era detto disponibile all’indomani della richiesta di revoca da parte del fondo Elliott, ma solo fino all’assemblea: la cosa diverrebbe ora permanente. Il lavorio intorno alla lista non sarebbe chiuso, in vista di un ricambio che guarderebbe poco al passaporto (la presenza italiana è necessaria per le deleghe sulla sicurezza) e più alle competenze per convincere i fondi, già ben disposti su Genish. Sulla cui vicinanza a Bolloré, in casa Vivendi, nessuno ha mai dubitato.  
 
Anche in caso di sconfitta, Vivendi – che agita lo spauracchio del rischio smantellamento di Tim da parte di Elliott – non avrebbe alcuna intenzione di vendere la quota. L’idea di Bolloré di far dimettere i suoi consiglieri dal cda ha messo Consob sul chi va là (ha ingrossato il già corposo dossier, su cui indaga) ma garantirà la presenza in cda, nel peggiore dei casi, di almeno 5 consiglieri a marchio Vivendi. Abbastanza per rendere la vita dell’eventuale nuova maggioranza se non impossibile, assai complicata.