La Stampa, 28 marzo 2018
Mps, il tesoretto che il mercato ignora
C’è un tesoretto nascosto nei conti di Monte dei Paschi: 1,8 miliardi di crediti fiscali accumulati dall’istituto ma non iscritte a bilancio a causa della loro non recuperabilità immediata ma che potranno essere recuperate una volta che l’istituto tornerà in utile o – più verosimilmente – verrà acquisto da una banca in utile.
Una carta da giocare in una trattativa per l’aggregazione con un istituto più solido, capace finalmente di mettere fine ai tormenti della banca senese. Ma il mercato non pare prezzare questa opportunità, con il titolo che anche ieri ha chiuso in calo del 2,6% segnando il nuovo minimo a 2,54 euro, in una seduta caratterizzata da acquisti generalizzati sui listini globali. Anche perché potenziali acquirenti non si vedono. La banca ha ribadito nei giorni scorsi di non avere aggregazioni allo studio, mentre Ubi Banca ha smentito con decisione domenica fonti di stampa che la indicavano come possibile acquirente di Mps.
Sta di fatto che il titolo continua a scendere, con una perdita per lo Stato, principale azionista, che ormai supera abbondantemente i 3 miliardi di euro. Dalle sale operative si segnala l’attivismo di alcuni hedge funds, che avrebbero preso posizioni corte (vendendo allo scoperto, ovvero scommettendo sul ribasso del titolo) su Mps come proxy (riferimento) dell’Italia. Speculare al ribasso sulla banca senese consentirebbe infatti di prendere posizionesul rischio Italia con costi molto inferiori a operazioni analoghe fatte su titoli molto più liquidi come i Btp. Ma questa, seppur suggestiva, non è l’unica lettura che viene data sul calo del titolo. Legata a questa c’è la fase di incertezza politica legata alla formazione del nuovo governo e in particolare quale sarà la linea del governo nei confronti dell’istituto, considerato anche che forze politiche come Lega e M5s sono state tra le più dure nel criticare la vicenda della banca senese. Incertezza che riguarda anche i vertici, dopo l’uscita a sorpresa di Francesco Mele.
Guardando ai numeri. il gestore di un fondo specializzato che ha partecipato all’operazione di scambi dei bond in azioni spiega che il rapporto tra npl netti (i crediti deteriorati al netto delle svalutazioni effettuate, ndr.) e impieghi è ancora troppo elevato, «intorno al 12%, un livello comune ad altri istituti italiani come Bpm Banco, ad esempio, che però hanno una redditività migliore e soprattutto prospettive ben più solide». Proprio il tema della redditività prospettica sembra quello più difficile da superare per l’ad Marco Morelli, stretto tra le richieste della Bce e un mercato dei servizi bancari che richiede investimenti e innovazione. Anche su questo versante la situazione di Mps è quantomeno complessa. La banca online del gruppo, Widiba, ha 235 mila clienti. Ma id questi 45 mila sono «migrati» da filiali della banca.
In vista dell’assemblea del 12 aprile è arrivata intanto alla banca la richiesta di promuovere un’azione di responsabilità 11,6 miliardi contro gli ex consiglieri e sindaci e contro E&Y, Deutsche Bank e Nomura. A promuovere l’iniziativa la Bluebell di Giuseppe Bivona, che ha chiesto al cda di «rendere noto al mercato» la proposta di azione di responsabilità, assieme alla documentazione a supporto della richiesta e di un parere legale del cda. L’obiettivo di Bluebell è permettere ai fondi di esprimersi e di spingere il Tesoro a prendere posizione nel merito, in un quadro politico rivoluzionato, rispetto alla scorso anno, quando la proposta venne bocciata, dal successo elettorale di M5s e Lega. Secondo la banca ci sarebbero dubbi di ammissibilità, in quanto la proposta «presenta contenuti sostanzialmente identici rispetto all’azione proposta» dallo stesso Bivono nel 2016.