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 2018  marzo 27 Martedì calendario

Gli immobili del Comune subaffittati dagli inquilini a cifre astronomiche

Scoppia lo scandalo subaffitopoli a Roma. Decine e decine di immobili comunali dati in locazione a prezzi stracciati dal proprietario (il Comune) ma subaffittati a cifre altissime. Succede in tutta la città, ma all’Esquilino, il quartiere multietnico dove regna il degrado e i minimarket stranieri spuntano come funghi, è diventata una prassi. La subaffittopoli capitolina riguarda, infatti, soprattutto locali ad uso commerciale: bar, call center, rosticcerie, kebabbari e bazar dove si trova di tutto. Un esempio? Una ex tavola calda in via Gioberti, a due passi dalla stazione Termini, è diventata un fast food indiano. Il vecchio gestore, che paga al Comune 857,34 euro di canone mensile, ha a sua volta subbaffitato il locale a un bengalese che gli sborsa 5.245 euro ogni 30 giorni, almeno dall’ottobre 2014. Tradotto: il locatore in poco più di tre anni di contratto con il Campidoglio ha incassato molto pù di quanto ha speso e, riporta La Repubblica, a fronte di un esborso di 35mila euro ha fatto una cresta di 215mila euro. 
A scoperchiare il meccanismo che permette ad alcuni furbetti di fare affaroni sono stati Stefania Di Serio e Davide Curcio, due consiglieri del Pd del Primo municipio, i quali hanno presentato una mozione in Consiglio chiedendo di verificare lo stato delle locazioni commerciali di proprietà del Comune. In verità, la situazione è talmente radicata che non sembra essere tutta colpa dell’attuale amministrazione targata M5S. Ma la vicenda è saltata fuori ed è già diventata terreno di scontro politico perché la giunta grillina, invocando il mantra della purezza e dell’onestà, nei mesi scorsi ha dato lo sfratto a storiche associazioni vicine alla sinistra e alla destra: istituzioni come la Casa internazionale delle Donne di Trastevere, che rischia di chiudere dopo decenni, o la mitica sezione di Colle Oppio dove la destra ha combattuto tante battaglie, ma anche i centri sociali, i teatri, i presidi sanitari, insomma tutte quelle realtà sociali che godevano di affitti agevolati in virtù della delibera 140 hanno dovuto mettersi in regola con i pagamenti o traslocare altrove, se non addirittura cessare le attività. Mentre per i locali commerciali subaffittati in tutta tranquillità a prezzi triplicati, in zone centralissime della Capitale, nessuno ha detto niente. Fino a ieri, con la mozione nel Primo Municipio su cui ora la polizia di Roma Capitale ha deciso di aprire un’inchiesta.