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 2018  marzo 28 Mercoledì calendario

«Filmo e denuncio i reati». Luigi, paladino dell’ordine picchiato 10 volte in 2 anni

VENEZIA Dove ci possiamo vedere, presidente? «All’ospedale, oggi sono qui». Cos’è successo!? «Pestaggio». Come dire, il solito. Per Luigi Corò la corsa all’ospedale è una specie di appuntamento che ricorre ogni venti, trenta giorni. Dipende dal livello di tensione sociale e dai muscoli di chi ha di fronte, normalmente uno o più spacciatori. Quattro pestaggi in due mesi, dieci in due anni. L’ultimo è di quelli che non si dimenticano: «Mi sono ritrovato addosso una bicicletta in piena corsa e quando ero a terra me le hanno date con una catena di ferro. Ho male alla spalla, al braccio, al collo... Per fortuna c’era Giacomo che riprendeva». Risultato sanitario: 15 giorni di prognosi. Risultato operativo: ennesima denuncia del degrado in cui versa una certa zona di Mestre, quella vicino alla stazione. 
Corò, 54 anni, ex assessore del Comune di Mirano, è un dirigente d’azienda ma, soprattutto, presiede un Comitato di cittadini, il Marco Polo (Cmp), che ha dichiarato guerra ai vari mali di Venezia, spaccio, abusivismo, prostituzione, sporcizia e ogni forma di illegalità percepita dalla gente. Ha stabilito un record: 670 fra esposti e querele presentati nel solo 2017. «Per sgominare organizzazioni criminali e mafiose – sogna Corò —. Abbiamo fatto ritrovare importanti quantità di sostanze stupefacenti, smantellato covi di drogati, di attività illegali e di abusivismo». Non sono quattro gatti. «Il Cmp conta 624 iscritti nel solo Comune di Venezia, dove abbiamo la sede, e oltre 1.200 in tutto il Veneto. Si tratta di privati cittadini, con età media superiore ai quaranta, ci sono professionisti, operai, medici, tecnici, disoccupati, molti padri e molte madri di famiglia e ci sono anche studenti».
Andiamo dunque all’ospedale civile di Venezia. Appuntamento al reparto riabilitazione. Nella saletta d’attesa c’è una donna. «No, non sono la fidanzata di Luigi ma l’ho accompagnato... lo stanno visitando». Ha l’aria triste di chi pena. «Non posso vedere quel video, mi viene una cosa qui che non ha idea… Perché io lo conosco bene Luigi ed è la persona più buona del mondo, solo che si è messo in testa di far rispettare la legge, i diritti, come tutti noi, ma lui è sempre in prima linea…». 
Lei è Patrizia e fa parte della stessa associazione. Nel frattempo arriva Corò. Faccia da ragioniere e fisico da rugbista, ci viene incontro a torso nudo con i vestiti in mano: «Per non farti aspettare». Ha una grande cicatrice sulla spalla. «Tredici viti e tre placche, tra spalla e omero... Quella sera erano due italiani, un albanese e un magrebino. Con Giacomo stavamo rientrando da un controllo antidroga». Parla di Giacomo Pelagatti, professione chimico, responsabile del settore scientifico dell’associazione. I quattro avevano preso di mira anche lui. Il quale, mentre lo picchiavano, filmava la scena con mano tremolante. Perché il mantra dell’associazione è quello: filmare, per documentare e denunciare. 
Incerottato e dolorante, Corò non demorde: «Voglio lottare da cittadino e da cristiano, per un mondo migliore. Me lo chiede il mio senso civico. Dobbiamo avere il coraggio di difendere i nostri valori. Diciamo che io, vedovo e senza figli, posso permettermi di rischiare più degli altri». Saliamo con lui in vaporetto. Accende il telefonino, che inizia subito a suonare. «Ciao cara, cosa succede lì? – chiede all’altra – Non mollare eh! Inseguili e filma. Filma sempre tutto, mi raccomando...». Mette giù e spiega: «È una dei nostri, un medico, ha visto un paio di spacciatori». Arriviamo a Mestre, dove Corò ha un appuntamento in caserma. «Vado a chiarire». Lì fuori lo attende Pelagatti che ha il suo stesso, rigido aspetto, per via del collare che gli tiene la testa. «Conseguenza del pestaggio». La filosofia di Pelagatti è quella del capo: «C’è un calo valoriale impressionante, un becero materialismo, la città non è più vissuta dai residenti. Io non voglio vergognarmi della mia terra, dove la gente fugge e le attività chiudono». Sono determinati, intransigenti, paladini di un ordine d’altri tempi.
Domanda: non esagerate un po’ con questi video? «Ah, pure. E cosa dovremmo fare, far finta di non vedere cosa succede in questa nostra moribonda città? Io, Luigi e gli altri forniamo un servizio gratuito e a rischio della nostra incolumità». Loro vogliono mettere ordine in città. Controllano, inseguono, filmano. Gli altri si arrabbiano e li menano.