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 2018  marzo 28 Mercoledì calendario

L’addio al corvo Munin. E quelle nubi sul Regno

Londra Il terso annuncio è arrivato dall’ufficio dei Palazzi Reali Storici: «Venerdì Munin è tristemente passata a miglior vita dopo una breve malattia dovuta all’età». Ed è una di quelle notizie che fanno tremare il Regno Unito: perché Munin, con i suoi 22 anni, era la più anziana dei corvi che fanno la guardia alla Torre di Londra. E la leggenda vuole che quando i neri uccelli lasceranno la fortezza, la Gran Bretagna andrà in rovina.
Servirà dunque rimpiazzare al più presto la defunta: le cui ossa riposeranno nel cimitero dei corvi, un fazzoletto di terra nel fossato meridionale della Torre dove da sempre vengono sepolte le alate sentinelle. 
Fino alla morte di Munin i corvi della Torre erano sette: sei per obbedire alla leggenda e uno di scorta. Ora restano Erin, Rocky, Grip, Harris, Jubilee e Merlina: ma è imminente l’arrivo di una nuova recluta, per impedire che l’apocalittica profezia si avvicini di un passo.
Munin, che veniva identificata da un anello verde a una zampa, era un corvo particolare: a differenza dei suoi compagni, non era nata in cattività ma era stata catturata nelle isole Ebridi. Il suo nome era quello di uno dei due corvi di Odino, il padre degli dei delle leggende nordiche: Hugin e Munin (Pensiero e Memoria) volavano attorno alla Terra per poi tornare a sussurrare segreti alle orecchie del divino padrone.
A prendersi cura degli uccelli del destino è il Maestro dei Corvi, che vive in un appartamento della Torre e dedica tutto il suo tempo ai pennuti. Quello attuale si chiama Chris Skaife e ricopre il suo ruolo dal 2011: al pari degli altri Yeomen, i Guardiani della Torre, ha servito un minimo di 22 anni nell’esercito (nel suo caso nel reggimento della Regina e poi in quello del Principe di Galles). 
Skaife non fa mancare nulla ai suoi protetti, che vengono nutriti con una dieta quotidiana a base di carne cruda e biscotti inzuppati nel sangue (senza contare le «mance» di dolcetti che piovono dai turisti). Tuttavia, tradizionalmente ai corvi della Torre venivano tarpate le ali, per «scoraggiare» tentativi di fuga: anche se alcuni nel corso degli anni erano comunque riusciti ad evadere. Oggi Skaife si limita a tirar via alcune piume dalle ali, perché vuole mantenere gli uccelli agili e scattanti: e assicura che negli ultimi anni nessuno si è dato alla macchia.
I corvi della Torre di Londra sono sicuramente i più osservati del mondo. E in passato era successo che la notizia del decesso di uno di loro fosse stata tenuta nascosta per un po’, nel timore di eccitare fantasie su un prossimo crollo della monarchia.
Il rapporto della Gran Bretagna con i corvi – ha scritto sul Telegraph Joe Shute, autore di «Un’ombra dall’alto: caduta e ascesa del corvo» – affonda le sue radici nei secoli: dai romani ai celti, dai vichinghi ai normanni di Guglielmo il Conquistatore, che invasero l’Inghilterra recando insegne con l’immagine del nero uccello. Anche Shakespeare li menziona più di cinquanta volte nelle sue opere: un numero superiore a ogni altra specie animale. «Da Edgar Allan Poe a Charles Dickens, da Tolkien a Games of Thrones – scrive Shute – i corvi hanno svolto un ruolo centrale nel formare la nostra identità moderna».
Anche se bisogna ammettere che, contrariamente all’opinione diffusa che vuole i corvi introdotti nella Torre da Carlo II, nel Seicento, gli storici ritengono che siano stati un’aggiunta di epoca vittoriana, escogitata per conferire un’atmosfera «gotica» alla fortezza e attrarre più visitatori.
Resta il fatto che già celti e vichinghi ritenevano che i corvi avessero il dono della profezia e potessero predire l’esito delle battaglie. Per cui, dopo la morte di Munin, non resta che intonare «God save the Queen», Dio salvi la Regina.