Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 28 Mercoledì calendario

Kim Jong-un e il mistero del viaggio segreto. In treno (blindato) fino a Pechino?

PECHINO Kim Jong-un è al potere da sei anni e mai nessuno lo ha visto all’estero, né il Maresciallo ha ricevuto a Pyongyang un capo di governo straniero. E anche ora che, secondo una quantità di indizi, il capo nordcoreano ha trascorso due giorni a Pechino, non si è concesso allo sguardo della popolazione cinese e tanto meno a quello della stampa. 
Di sicuro, un treno speciale è arrivato nella notte tra domenica e lunedì a Pechino dalla Nord Corea, poi un corteo di auto nere preceduto da una trentina di motociclisti della polizia si è diretto verso Tienanmen e la piazza è stata sgomberata dalla folla di turisti. E ancora strade chiuse al traffico per permettere agli ospiti misteriosi di raggiungere protetti da ogni sguardo la residenza di Stato cinese di Diaoyutai. Stessa procedura ieri pomeriggio quando la delegazione è ripartita.
Un dispositivo studiato dai cinesi per assecondare l’ossessione per la sicurezza di Kim Jong-un? Da Seul a Washington a Tokyo gli analisti dell’intelligence hanno cercato di tracciare l’identikit dell’invitato speciale della Città Proibita. Qualcuno ha ipotizzato che Kim non sia venuto di persona, ma abbia mandato in avanscoperta la sorella Kim Yo-jong, già alla testa della delegazione nordcoreana a Seul a febbraio. Ma la signora non si era nascosta e aveva anzi cercato la luci della ribalta. Quindi, non resta che credere alle numerose voci circolate per due giorni a Pechino: su quel treno blindato, lo stesso usato per le visite in Cina dal padre Kim Jong-il, c’era proprio Kim Jong-un. 
Il governo cinese fino a ieri sera non ha voluto confermare né smentire l’identità dell’interlocutore nordcoreano. Negli ultimi anni i rapporti con la Nord Corea si sono fatti sempre più tesi, a causa della corsa missilistica e nucleare ordinata da Kim. Il leader nordcoreano non aveva mai avuto un contatto diretto e amichevole con il presidente cinese Xi Jinping, che secondo numerose fonti non solo non lo apprezza, ma lo disprezza. Ora però il Maresciallo sembra aver ascoltato i moniti del grande padrino cinese, ha fermato i test delle armi di distruzione di massa, ha avviato il dialogo con Seul, si prepara a un vertice con il presidente sudcoreano Moon Jae-in a fine aprile, poi entro maggio dovrebbe sedersi faccia a faccia con Donald Trump. Una serie di svolte inattese, che sembravano aver tagliato fuori la Cina. Sarebbe questa necessità di riallacciare il rapporto privilegiato con i compagni cinesi ad aver spinto Kim al viaggio in treno da Pyongyang a Pechino. 
Perché allora non si è fatto vedere in pubblico? Gli analisti sudcoreani suppongono che il Maresciallo non abbia voluto proiettare l’immagine del tributario venuto a inchinarsi alla corte imperiale cinese. Xi Jinping sarebbe soddisfatto per aver dimostrato a Trump di avere ancora molto potere sul piccolo alleato dotato di armi proibite. La segretezza della missione nordcoreana potrebbe essere stata anche una prova generale per il vertice Kim-Trump: la sede dev’essere ancora scelta e forse solo Pechino potrebbe nascondere al mondo i protagonisti di un evento del genere.