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 2018  marzo 28 Mercoledì calendario

Casellati junior: lasciai gli affari per la musica, mamma disse sì

La notizia che sua madre era appena divenuta la seconda carica dello Stato l’ha travolto mentre stava per iniziare a dirigere La Rondine di Puccini al Carlo Felice di Genova. La storia di Alvise Casellati, 45 anni, direttore d’orchestra, è interessante quanto quella di sua madre. Alvise, infatti, era (ed è) anche lui come sua madre e suo padre un brillante avvocato. Viveva fino a 5 anni fa a New York, dove lavorava come general counsel per un fondo d’investimento. Ma la musica lo tormentava, perché gli fluiva nelle vene sin da bambino. «A New York guadagnavo molto ed ero ben inserito. Ma la passione per la musica non mi ha mai abbandonato e mi sono iscritto alla Juilliard School of Music di New York». Dopo un concerto al Lincoln Center, nel 2011 gli viene offerto di dirigere alla Fenice di Venezia: un successo. Poco dopo un problema di salute lo costringe a riflettere sulle sue priorità. «Iniziò in me un profondo conflitto personale tra la carriera di avvocato e quella di direttore d’orchestra. Adoravo New York. E lasciare la sicurezza a 40 anni per fare il direttore d’orchestra sembrava una scelta folle. Fu davvero un dramma interiore». 
In quel momento sua madre Elisabetta Casellati risulta fondamentale: la brillante matrimonialista avrebbe potuto spingere il figlio a lasciar perdere la passione per la musica. E il papà, anche lui affermato avvocato, era titubante. «Contro ogni convenienza, mia madre sostenne la mia scelta di abbandonare New York e una professione redditizia per tornare in Italia a fare il direttore d’orchestra, a quasi 40 anni. Mi spinse a seguire la mia vera passione». Nella felicità per il prestigioso incarico conferito alla madre affiora un ricordo personale: «Suo padre era questore di polizia a Padova: un uomo integerrimo. Credo abbia appreso da lui il senso di giustizia, l’impegno quotidiano e l’abnegazione per il lavoro che ha trasmesso a noi figli. Difetti di mia madre? Forse è un po’ workaholic. Ma è giusto così: io sono solo un servitore della musica, lei un servitore dello Stato».