Libero, 26 marzo 2018
Controlli, web, carceri. In un anno espulsi 105 seguaci dell’Isis
Con la sicurezza non si scherza, e ci mancherebbe pure. Già, perché se ieri le forze dell’ordine di mezza Italia erano sulle tracce di Atef Mathlouthi, il tunisino di 41 anni che ha fatto scattare l’allerta terrorismo internazionale, poliziotti e agenti specializzati nell’ultimo anno non sono rimasti con le mani in mano. In tutto il 2017, per esempio, i rimpatri di stranieri irregolarmente arrivati sulle nostre coste sono stati oltre 6mila (il 19,6% in più rispetto all’anno precedente). Di questi, però, ben 105 espulsioni hanno avuto scritto, sul faldone ufficiale, la motivazione di “terrorismo internazionale”. Significa che oltre un centinaio di potenziali kamikaze e stragisti sono stati allontanati dal nostro Paese prima che agissero. Tra loro, ricordano le carte del Viminale, ben cinque imam. Il numero degli allontanamenti di questo genere, tra l’altro, è persino in aumento, visto che nel 2016 sono stati rispediti al mittente 66 persone. Ancora. Negli ultimi dodici mesi sono lievitati del 9% anche gli arresti di sospetti estremisti religiosi: nel 2016 per questa ragione erano scattate 33 manette, nel 2017 sono arrivare a 36.
STRANIERI SOSPETTI
Numeri che letti da soli possono forse dare l’impressione di essere alquanto contenuti, ma che nella realtà finiscono col fare la differenza. Almeno c’è da augurarselo. La polizia postale scandaglia ogni meandro recondito di internet, dal deep-web ai commenti lanciati sulle pagine dei social network: lo scorso 17 febbraio un cittadino marocchino si è scagliato contro un paio di agenti in divisa di Latina sbraitando per le strade il motto arabo «Allah akbar» (dio è grande). Non è servito altro alle autorità per metterlo su un aereo diretto a Rabat, con in tasca manco a sottolinearlo un biglietto di sola andata. Da gennaio a oggi hanno fatto la stessa fine già una ventina di “stranieri sospetti”, e dal 2015 la conta raggiunge (e supera) le 250 unità.
Prevenire è meglio che curare. E i controlli palmo a palmo, le analisi digitali dettagliate su ogni singolo tweet, le operazioni di sicurezza nazionale hanno avuto i loro frutti. I foreign fighters (i combattenti più o meno solitari che hanno già attaccato mezza Europa) che hanno manifestato nell’ultimo periodo un qualsivoglia legame col territorio italiano sono 129, i programmi di osservazione li seguono giorno e notte. Infine ci sono i detenuti radicalizzati, che affollano le carceri e sono osservati speciali da secondini e guardie penitenziarie. Gli ultimi dati del ministero della Giustizia parlano di 365 casi monitorati da Palermo a Milano. Tra loro c’è chi esulta alle notizie dei nuovi attentati, chi si rifiuta di condividere gli spazi comuni con i compagni di cella e chi vive segregato in una sezione speciale del carcere creata ad hoc. Gli addetti ai lavori li hanno suddivisi in tre categorie (124 sono quelli “segnalati”, 76 gli “attenzionati” e 165 i semplicemente con “monitorati”), tanto il fenomeno preoccupa dentro e fuori i cancelli della detenzione.