Corriere della Sera, 27 marzo 2018
In morte di Fabrizio Frizzi
Al sorriso contagioso, a quell’energia vigorosa, a quella voglia di condivisione con il vasto pubblico dei suoi affezionati, Fabrizio Frizzi non ha mai rinunciato. Anzi, è stata la cifra costante con cui ha condotto, ostinato e convinto, la sua lunga e intensa carriera televisiva fino al suo ultimo giorno di vita. E adesso quel sorriso, quell’energia, quella voglia di entrare con allegria nelle case della gente non ci sono più. Il popolare conduttore si è spento ieri, per emorragia cerebrale, all’ospedale Sant’Andrea di Roma, ma soprattutto si è spenta la sua simpatia, lasciando un vuoto notevole nella tv pubblica e nel cuore di molti telespettatori. Oggi, per la prima volta nella sede Rai di viale Mazzini dalle 10 alle 18, viene allestita la camera ardente, mentre domani si svolgono i funerali alle 12 nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo.
Si era sentito male il 23 ottobre scorso durante la registrazione di una puntata del quiz show da lui condotto L’Eredità. Era stato ricoverato al Policlinico Umberto I: dopo i primi esami nel reparto di terapia intensiva, sembrava fosse stato colpito da una ischemia cerebrale, ma le sue condizioni erano subito apparse più serie. Al suo capezzale erano accorsi la moglie Carlotta, qualche parente stretto e anche il direttore generale della Rai Mario Orfeo che aveva tenuto a dichiarare di averlo trovato presente a se stesso, di aver persino scherzato con lui. Anche la ex moglie Rita Dalla Chiesa, costantemente informata dai familiari sull’evolversi della malattia, si diceva ottimista. Poi il peggioramento delle condizioni e infine l’irreparabile. Unanime il cordoglio di artisti, colleghi, big della politica e tanta gente comune con una folla di messaggi affettuosi sui social: tutti lo ricordano, oltreché come professionista, come una persona perbene.
Nato a Roma il 5 febbraio 1958, ha iniziato il suo percorso artistico negli anni Ottanta. Tra i programmi più importanti e di grande successo da lui condotti, I fatti vostri, Scommettiamo che...?, Luna Park, Per tutta la vita, Cominciamo bene, e L’Eredità. Ma l’incontenibile Fabrizio è stato anche il volto storico del concorso di bellezza Miss Italia, avendone guidato ben 18 edizioni, nonché il padrone di casa della maratona benefica Telethon. Figlio di Fulvio, distributore cinematografico e fratello del musicista Fabio, ha spesso dichiarato di essersi ispirato nel suo lavoro a Corrado Mantoni, ma in un’intervista al Corriere ammise che, tra i suoi miti, c’erano anche Renzo Arbore, Gianni Boncompagni e il loro Alto gradimento.
Un carattere aperto e disponibile, Fabrizio si definiva un «ottimista irriducibile: vedo sempre il bicchiere mezzo pieno». E con questo spirito aveva portato avanti il suo cammino artistico che aveva iniziato giovanissimo nelle radio private: la prima svolta in Rai avviene con la trasmissione per ragazzi Il barattolo nel 1980 a fianco di Roberta Manfredi. Ma Frizzi non si è limitato alla conduzione, si è cimentato anche come attore. Nel 1999 aveva recitato con Debora Caprioglio nella fiction Non lasciamoci più e, in quell’occasione, aveva affermato: «Debutto indegnamente come attore». Poi gli è capitato di impersonare se stesso nel film Buona giornata diretto da Carlo Vanzina nel 2012.
Di sicuro il suo habitat naturale era il piccolo schermo, e infatti è stato più volte indicato come erede di Pippo Baudo. Una vita privata, la sua, non particolarmente burrascosa: un grande amore è stato quello vissuto con Dalla Chiesa che ha sposato nel 1992 e da cui divorziò nel 2002, pur restando in ottimi rapporti. Si è poi legato alla giornalista di Sky Tg24 Carlotta Mantovan: dalla loro unione è nata Stella nel 2013 e un anno dopo sono convolati a nozze. Fabrizio era amato dal pubblico perché era un uomo semplice e perbene. Diceva: «Noi del segno dell’Acquario siamo esuberanti».
Emilia Costantini
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«Frizzolone», per tutti gli addetti ai lavori era Frizzolone, un modo per porre l’accento sulla sua simpatia, sull’aria da eterno ragazzo, sui modi da bravo presentatore sempre sorridente, persino ridanciano. In tv ha fatto un po’ di tutto, lungo la scala che va dalla «tv dei ragazzi» al varietà del sabato sera. Alcuni l’hanno considerato l’erede di Pippo Baudo per quella sua indubbia capacità di impersonare con naturalezza e convinzione il ruolo di intrattenitore nazional-popolare, adatto a grandi e piccini. In realtà il suo maestro è stato Michele Guardì, un’eredità da cui non è mai riuscito a liberarsi completamente. Il ricordo più vivido (e più sincero) riguarda un suo litigio con l’allora direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce (era il 2002) che pubblicamente aveva sconfessato il conduttore al termine di Miss Italia. Frizzi reagì con orgoglio: «Se fossi io un direttore di rete non andrei in giro a raccontare quanto un programma è noioso. Io non l’avrei detto. Non esistono solo serial killer, esiste la gente normale che non possiamo sopprimere solo perché a Del Noce non piace». Ma restò solo, nessuno dei suoi colleghi, nessuno dei grandi ospiti che per anni aveva invitato a Salsomaggiore disse una sola parola di solidarietà. Di errori, Frizzi ne ha commessi (come tutti noi). Quando le cose andavano bene non ha pensato a rinnovarsi, a capire che la tv attorno a lui stava mutando. Ha tentato altre vie (teatro, fiction) scoprendo che comunque sono più difficili e meno gratificanti della tv generalista. È rimasto un po’ prigioniero del suo ruolo e soprattutto dei format con cui ha dovuto fare i conti. Anzi, con un unico format: l’«intrattenimento consolatorio», il cui compito principale consiste nell’«ammazzare il tempo». I suoi show hanno sempre desiderato, sopra ogni cosa, tenere compagnia, rallegrare, svagare. A suo onore, va detto che non si è mai atteggiato a «fenomeno», ma ha sempre preferito incarnare il presentatore della porta accanto: molto determinato, amicale, quasi un vicino di casa. E, alla lunga, questa sua semplicità è stata pre miata.
Aldo Grasso