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 2018  marzo 27 Martedì calendario

Anni 90, nostalgia Spice Girls

L’eredità delle Spice Girls non era prevista. Erano effimere, costruite (e costruite bene), un gruppo famoso per essere famoso che in teoria doveva lasciarsi dietro solo numeri. I dischi venduti, le tournée esaurite, i soldi fatti, i tacchi sfoggiati... Invece negli anni di assenza hanno alimentato la malinconia.
Girl Power in un periodo in cui se ne parlava poco e in fase di deprimente #metoo quell’essere donne spavalde, capaci di vestirsi in modo improbabile e avere ragione, di licenziare il manager (uomo) e andare avanti comunque, di dividersi senza più tornare indietro per seguire progetti bislacchi con fierezza cieca. Ora che si parla di reunion, riemerge prepotente l’idea di quello che erano, non la voglia di rivederle piuttosto un ricordo geneticamente modificato: erano così insensatamente energiche che mancano. Non esattamente la loro musica e nemmeno il loro stile, piuttosto quell’aura che allora pareva successo dolciastro destinato a stufare e adesso sembra credibile leggerezza.
Ora che l’Inghilterra si chiude a Brexit servirebbero ambasciatrici capaci di incontrare Mandela e il Principe Carlo, di cantare avvolte nelle bandiere, di evocare un gusto europeo fino a lì mai contemplato e rivendicare il bagliore di casa che negli Anni Novanta era ancora «Cool Britannia», un miraggio seducente.
Come le bolle di sapone
Le Spice sono rimaste così, spumeggianti dentro anni dinamici. Gli anni in questione si sono disintegrati e loro ormai separate, signore con alterne fortune private e pubbliche, non sono mai cambiate. Perché non sono mai davvero tornate. Ogni volta che si parla di un progetto comune per fortuna qualcuna si sottrae, eppure la nostalgia si fa più intensa.
Basta che Mel C si racconti in un talk show per il picco di audience, basta che le cinque ragazze si prestino a doppiare un film d’animazione, con personaggi ispirati da loro, per riesumare quella forza femminile figlia di una convinzione sincera. E di un certo coraggio che, qualunque peso artistico si voglia dare alla loro esperienza, bisognerebbe rivalutare.
Sono il poster di un’effervescenza a cui allora imputavamo la poca sostanza e che oggi sarebbe così rinfrescante avere di nuovo sotto mano. Magari non davvero perché se si ripresentano unite, sotto il vecchio marchio ruggente, per un progetto che va oltre la singola serata, scatta il confronto tra chi erano e chi sono diventate e si rompe l’incantesimo.
Non sono gli Stones che possono fare i reduci, quasi, in eterno perché si portano dietro un pezzo di storia a proteggerli dalla vecchiaia. Non hanno un bagaglio musicale che regga al tempo (anche se migliora con il tempo), solo che a sorpresa non passano. L’essenza spice è rimasta in circolo come un promemoria di quanto si può essere sereni e colorati. Esagerati e divertiti. In una sola parola: felici.
Sono come le caramelle frizzanti, non le mangeresti più ma continuano a farti sorridere, come le bolle di sapone, durano giusto l’istante che serve a farti sollevare lo sguardo da terra. Una rivoluzione soft che abbiamo degradato a trash senza renderci conto di quanto avremmo poi avuto bisogno del motto «Spice up your life»: un’irrefrenabile richiamo a ballare. A star bene.
Non è una semplice questione generazionale, certo: chi le ha viste passare come uno sciame di giovani scatenate avverte il richiamo più facilmente, ma non è un caso che il principe Harry, bambino quando loro erano all’apice del successo, le voglia al matrimonio. E quando sono apparse sui taxi luccicanti alla chiusura delle Olimpiadi di Londra, nel 2012, lo stadio è impazzito. A prescindere dall’età.
La scintilla della vivacità
Mantengono un tocco di sfrenata fantasia e irriverenza e se fossero state così false, come pensavamo quando stavano in testa alle classifiche mondiali, non potrebbero permettersi questo colpo di coda. Pure certe frasi degli esili testi sarebbero utili: «Mi serve qualcuno con un tocco umano» e «Se vuoi il mio futuro dimenticati il mio passato».
Non erano destinate a durare, probabilmente non volevano farlo e anche questo dimostra una certa visione. Quella corrente emotiva si sarebbe annacquata se avesse dovuto resistere, invece si è sciolta. Senza estinguersi.
L’ipotesi di un revival, di un altro giro di vivacità e subito l’idea delle Spice Girls si rianima. Si torna a quando sembrava tutto più facile e forse si prendeva solo la vita in modo meno complicato.