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 2018  marzo 26 Lunedì calendario

Il mondo perfetto di Zucktown. Così Facebook disegna la città ideale

Duecentoquarantamila metri quadrati di edilizia ecosostenibile, a misura d’uomo e con un elevato quoziente tecnologico, incastonata nel cuore “popolare” della Silicon Valley: nome in codice Zucktown. Travolta dalla tempesta del Datagate, Facebook tenta il recupero di popolarità rilanciando il progetto meno cyber che la sua storia annoveri. Ovvero la realizzazione di una città in mattoni e cemento, con tanto di negozi, piazze, centri ricreativi e abitazioni a prezzi accessibili. Si chiamerà Willow Village e il suo sviluppo è affidato a John Tenanes, direttore delle attività immobiliari.
«Vogliamo trovare equilibrio e armonia tra la nostra crescita e le esigenze della comunità», spiega l’alto dirigente di Menlo Park. In poco più di dieci anni Facebook ha messo in piedi una realtà virtuale in grado di connettere circa due miliardi di persone. Ora il social media vuole costruire una comunità vera, una di quelle che non si guarda solo attraverso lo schermo e con cui si interagisce con una tastiera, ma dove si può camminare, mangiare, dormire e lavorare.
Ospiterà uffici per migliaia di programmatori e altri dipendenti della società fondata da Mark Zuckerberg, ma non è questo che eccita Tenanes. «Ci saranno case, la via dello shopping, alimentari, farmacia, palestra e centro culturale», dice il top manager. Partiamo dalla zona designata: Zucktown sorgerà tra Belle Haven, frazione di Menlo Park sede del quartier generale Facebook, e East Palo alto. Parliamo quindi di una nervatura di Silicon Valley ad alta intensità ispanica, comunità popolare del distretto tecnologico a stelle e strisce.
Il progetto contempla la realizzazione di 1.500 appartamenti, di cui 225 saranno assegnati a un prezzo inferiore a quello di mercato. Attenzione però, perché l’offerta speciale non è rivolta ai dipendenti della società, che già possono contare su un bonus di almeno 10 mila dollari se scelgono di vivere vicino al posto di lavoro. Uno slancio di solidarietà quello di Facebook verso le componenti più deboli della comunità locale, sempre più in difficoltà anche per l’aumento medio che le abitazioni della «valle del silicio» hanno registrato con il boom dell’hi-tech.
I cittadini di Willow potranno godere anche di 32 mila metri quadrati di verde, tra parchi e giardini, piazze, una pista ciclabile e Facebook vuole anche riattivare la vecchia ferrovia che percorre tutta la proprietà. A breve sarà completato un ponte pedonale sopraelevato alla superstrada che congiunge al sentiero che perimetro la baia di San Francisco, un percorso per ciclisti e amanti della natura. Un progetto ambizioso col quale la società tenta il rilancio di immagine puntando sul sociale ancor prima del social.
L’obiettivo è recuperare la dimensione umana offuscata dallo scandalo della violazione dei profili degli utenti venduti a Cambridge Analytica per farne cavie da esperimenti politici. Ecco allora che nell’era del 4.0, o addirittura del 5.0, Facebook rilancia sull’1.0 la madre di tutte le dimensioni quella a misura d’uomo. Ispirandosi al passato: al villaggio tessile di Lowell in Massachusetts realizzato nel 1846 o alla città dell’acciaio di Gary in Indiana. Esempi mutuati in Cina, dove negli anni Sessanta, mentre le “città a tema” americane conoscevano l’inizio del declino della manifattura, veniva inaugurata Zhengzhou, remota città che ospita oggi 350 mila lavoratori delle fabbriche dell’iPhone. Le città a tema sono il leitmotiv di Silicon Valley: Google progetta un centro con 5 mila case chiamato Alphabet City, Apple ha stanziato 6 milioni di dollari per l’emergenza abitativa. Un ultimo aspetto sul nome: a Facebookville si è preferito Zucktown. Scelta azzeccata? «Se il nome di Facebook rimarrà infangato dal datagate – dice il New York Times – Zucktown conoscerà la decadenza ancor prima di essere completata».