la Repubblica, 26 marzo 2018
I maghi del muretto, un miliardo di dati per ribaltare i gp
MELBOURNE È salito sul podio con il vincitore, l’architetto del successo Ferrari. Iñaki Rueda, 37 anni, ingegnere spagnolo di Madrid, l’uomo invisibile che costruisce le strategie di gara (e ieri aveva anche un virus intestinale). L’omologo di James Vowles in Mercedes. Sposato con un’italiana, due figli, studi in Colorado e tirocinio alla McLaren in Gran Bretagna prima di Renault e Lotus, da dove Maranello lo ha chiamato tre anni fa per sostituire Neil Martin. Nell’ultimo briefing, Rueda ha messo sul tavolo tutte le possibili tattiche adottabili in gara. Su cosa si basano? Su parametri fissi come quantità di carburante, degrado e performance degli pneumatici, abilità del pilota, possibilità di sorpasso, probabilità di incidenti e meteo. Le chance giocano un ruolo fondamentale nella riuscita di una strategia: ma più che fortuna, la F1 le disegna attraverso software di modelli predittivi sofisticati che analizzano la probabilità che alcuni eventi accadano e costruiscano risultati che diventano piani di azione. Ieri è riuscito quello Ferrari di due macchine contro una e del pit di Vettel in regime di virtual safety car, mentre la Mercedes ha “litigato” col proprio software che indicava dati sbagliati. I team di F1 possiedono quantità enormi di informazioni che ricavano dalle stesse monoposto, specie di centraline parlanti con i loro 1.25 km di cablaggio e fino a 150 sensori a bordo che leggono dati 1.000 volte al secondo poi inviati wireless al garage. Sono quasi 1,5 miliardi di dati raccolti a ogni gara che vengono poi analizzati in supercomputer capaci di fare 40 trilioni di calcoli al secondo. Big Data. Un po’ come succede nelle analisi finanziarie. O nell’arte magica. Per questo, forse, la strategia viene chiamata fortuna.