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 2018  marzo 26 Lunedì calendario

Quelle librerie dove i libri si prendono non si pagano

Qui il libro non si compra e non si vende.
Benvenuti nelle librerie dove la cultura non ha prezzo e dove i titoli sono liberi di circolare. Romanzi, saggi, raccolte di poesie e fumetti sono gratuiti. Chiunque può entrare, curiosare tra gli scaffali e portarsi a casa ciò che più gli aggrada. Non deve restituire i libri né portarne altri in cambio. La notizia non è che posti del genere esistono, ma che resistono.
Alle mode, alle difficoltà economiche, persino agli incendi.
Il primo al mondo, The Book Thing, aperto a Baltimora alla fine degli anni Novanta da un barista che desiderava mettere i libri nelle mani di chi li desiderava ma non poteva permetterseli, è quasi un miracolo: raso al suolo da un incendio nel 2016 ha riaperto i battenti pochi mesi fa grazie a una catena di solidarietà che ha coinvolto gli abitanti di Baltimora e i bibliofili di mezzo mondo. Adesso, con 200 mila volumi sugli scaffali, apre al pubblico il sabato e la domenica, ai donatori durante il resto della settimana.
L’unica moneta di scambio è la fiducia: chi dona sa che non avrà nulla in cambio, chi riceve che non ha alcun obbligo.
In Spagna la libreria Liber Libros ha aperto nel 2012 ed è cresciuta di anno in anno: oggi, riunite sotto il nome TuuuLibreria, ci sono tre negozi a Madrid e uno a Barcellona. In Italia da sei anni resiste Libri Liberi. L’ha aperta a Bologna Anna Hilbe, una delle attiviste che nel ’77, riferendosi al movimento femminista, aprì sotto le Due Torri La libreria delle donne.
Lei paga l’affitto e le bollette, un gruppo di volontari l’aiuta a gestire le donazioni e a tenere aperto il negozio, i clienti passano, prendono e si appassionano. Altri, come lei, stanno diffondendo la lettura in totale libertà in giro per l’Italia, in una parrocchia di Nicotera in Calabria, nel quartiere Soccavo a Napoli e a Monteverde a Roma. L’ultima nata è Libri Ribelli a Trieste: l’ha fondata un signore di origini romane, Giorgio Cescutti, che desiderava creare un posto senza alcun interesse se non quello per la cultura.
Librerie del genere, a metà strada tra l’utopia e la concreta solidarietà, stanno passando la prova del tempo. Sono virali come il libro sospeso – si entra e come talvolta accade nei bar napoletani con il caffè – si trova un libro alla cassa già pagato da chi è passato prima.
Resistono alle intemperie come le cassette del bookcrossing che spuntano nei parchi cittadini. E, numeri alla mano, dimostrano che i libri possono essere liberati da tutto, anche dalla logica del mercato.