la Repubblica, 24 marzo 2018
Telecom, la mossa di Vivendi mette nei guai anche Mediaset
MILANO Il contropiede di Vivendi nella sfida con Elliott su Telecom Italia torna a complicare i piani di Silvio Berlusconi per mettere in sicurezza Mediaset. Il blitz del fondo Usa nel capitale dell’ex- monopolio delle tlc era stato accolto ad Arcore come un piccolo raggio di sole nelle tormentate ore post- voto. Quelle in cui i titoli del Biscione scivolavano a Piazza Affari certificando la ( apparente) perdita di centralità politica del socio di riferimento.
Il motivo era chiaro: Elliott aveva appena lavorato fianco a fianco con Fininvest nella cessione del Milan. Il suo piano su Telecom prevedeva (e prevede) lo scorporo della rete, operazione che spianerebbe la strada, in teoria, a quelle nozze con Mediaset che sono da sempre uno dei sogni del leader di Forza Italia. E tutto quello che fa male ai francesi, nella cinica logica del mercato, andava bene a Cologno. Impegnata in una battaglia legale miliardaria contro Vincent Bolloré, reo di aver rinunciato all’acquisto di Premium e di aver tentato di scalare Mediaset, fermandosi alla linea del Piave del 29% dopo l’intervento delle authority tricolori.
L’azzeramento del cda di Telecom decisa da Vivendi spariglia le carte: la strada di Elliott – che pareva destinata a chiudersi con successo con lo “sfratto” dei francesi – si è fatta all’improvviso più in salita. Non a caso ieri il fondo ha parlato di un’azione «cinica ed egoistica» da parte dei francesi e ha minacciato cause legali contro i consiglieri dimissionari.
La partita del nuovo cda, dunque, riparte da zero e per gli uomini di Bolloré sarà più facile dividere il fronte degli investitori istituzionali e riconquistare il controllo della società e le poltrone di vertice all’assemblea del 4 maggio. La strada a quel punto si farà più in salita anche per Berlusconi. Che – orfano della sponda “amica” di Elliott – ritroverà il suo arci-nemico al timone di Telecom e sarà costretto a giocare la partita Mediaset non solo sul tavolo della politica ma pure su quello legale e finanziario.
La posta in gioco su entrambi i fronti è altissima. E ha obbligato Berlusconi – per pragmatismo e nell’interesse del patrimonio personale – a rinnegare i proclami pre- elettorali e a ipotizzare persino per un attimo fuggente un governo con i 5Stelle.
Le frizioni nell’alleanza di centrodestra deflagrate ieri sera durante le elezioni della presidenza del Senato mettono però ora a dura prova questa nuova versione di un Berlusconi dialogante. Una cosa comunque è certa: il Cav in queste ore – più che muoversi da leader spodestato del centrodestra – impersona il ruolo di azionista di Fininvest. Costretto a provare a rimanere a tutti i costi, compreso bere qualche calice amaro, al centro dei giochi per riuscire ad alzare un cordone di sicurezza intorno all’Arcore Spa. Le sue mosse su Camera e Senato diranno se è davvero così.
Sul fronte finanziario con Vivendi, Mediaset – comunque vada a finire la questione Telecom – beneficia ancora dell’aiuto ( indiretto) ricevuto dalle autorità e dal governo Gentiloni. Il primo appuntamento è per il 18 aprile quando i francesi – costretti a questa mossa dall’AgCom – dovranno conferire il 19% di Mediaset in un trust “cieco” dove, in teoria, dovrebbero perdere i diritti di voto. Poi arriverà l’assemblea di Mediaset dove Fininvest, grazie al recente cambio di statuto, nominerà senza problema i suoi uomini. Le vicende giudiziarie sono rimandate invece a ottobre. A meno che un accordo tra le parti (cui i legali non hanno mai smesso di lavorare) non chiuda prima il contenzioso.