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 2018  marzo 24 Sabato calendario

Computer spenti alle 20, è la terapia d’urto di Seul contro i troppi stakanovisti

A stakanovisti estremi, estremi rimedi. E visto che la dedizione al lavoro dei Coreani del Sud sconfina nella patologia, l’amministrazione di Seul ha deciso di somministrare loro una terapia d’urto. Dal mese di aprile, alle 20 in punto di ogni venerdì, i computer di tutti i dipendenti pubblici si spegneranno. Che stiano scrivendo una mail, compilando una tabella Excel o finendo di preparare una presentazione importante, “arresto del sistema”, il loro pc andrà in blocco. Nelle settimane successivi poi l’orario del sacro riposo verrà progressivamente anticipato, arrivando a maggio a raggiungere le 19. Buon weekend, ci si rivede lunedì.

Un sogno per i dipendenti pubblici di tutto il mondo. Che però in Corea del Sud rischia di essere vissuto come un incubo. A Seul infatti si lavora in media 400 ore in più ogni anno rispetto alla media delle economie sviluppate, cioè dieci settimane extra, e per certe categorie del pubblico impiego come i pompieri o gli agenti delle dogane la fatica aggiuntiva arriva a mille ore. Un’etica professionale radicata nel boom degli anni ‘ 80 e ‘ 90, costruito più sulla quantità che sulla qualità. Un alcolismo da lavoro da cui non è facile staccarsi: l’amministrazione di Seul ha previsto delle deroghe per esigenze particolari, e quasi sette lavoratori su dieci hanno presentato domanda di esenzione, temendo che quelle ore sottratte alla causa possano penalizzarli agli occhi dei capi.
Un assaggio delle difficoltà a cui andranno incontro le autorità, ora che sembrano finalmente essersi rese conto che i cittadini devono staccare, per il bene loro e del loro Paese. Di questo passo infatti nel giro di qualche decennio la Corea del Sud rischia di non avere più futuro: lo scorso anno il tasso di natalità è sceso a 1,07 figli per donna, il più basso di sempre e di tutte le economie avanzate del pianeta. Ci vorrebbero almeno due figli per coppia per tenere in equilibrio la popolazione, che sta invecchiando a ritmi preoccupanti. E tra le cause di questo vicolo cieco demografico non è difficile individuare «l’inumano», parola del governo, sbilanciamento tra impiego e vita privata. Così qualche giorno fa il Parlamento ha approvato una legge che da giugno ridurrà la settimana lavorativa da 68 a 52 ore. Comunque interminabile rispetto, per esempio, alle celebri 35 ore francesi, che in Corea sono il limite per i minorenni. Ma già troppo corta per le imprese locali, preoccupate dai costi extra a cui andranno incontro per mantenere gli stessi livelli produttivi.
Sarà per queste resistenze, un’inedita alleanza tra padroni e lavoratori a chi vuole tirarla più lunga, che la città di Seul ha deciso di usare le maniere forti, orchestrando lo spegnimento d’emergenza dei computer. In un certo senso una ammissione di impotenza: se non puoi convincerli, costringili. Ma che non è nuova in Corea, quando si tratta di scardinare delle manie nocive. Nel 2011 il governo di Seul ha varato la cosiddetta legge Cenerentola, un altro grande “shutdown” organizzato, quello dei videogiochi online per tutti i ragazzi sotto i 16 anni, oscurati da mezzanotte alle 6 del mattino. Anche in quel caso si trattava di dipendenza. Anche in quel caso si sono alzate le proteste delle imprese, i produttori di videogiochi hanno addirittura evocato il diritto dei bambini alla ricerca della felicità. Ottenendo dopo anni una mezza vittoria, su richiesta dei genitori lo spegnimento automatico può essere cancellato. Ora è a quegli stessi genitori che viene vietato il passatempo prediletto: lavorare a oltranza.