Corriere della Sera, 26 marzo 2018
Il concordato dell’Atac e quei dubbi (del giudice) sui favori alle banche
Il Movimento 5 Stelle ha vinto le elezioni forte di un programma sul quale, in linea di principio, pochi possono eccepire: trasparenza ovunque e soprattutto nei rapporti fra i poteri pubblici e gli interessi particolari; pari opportunità per tutti, senza privilegiare i grandi poteri finanziari a scapito delle piccole imprese; un’onestà che va anche oltre la semplice applicazione del codice penale e del codice civile. Fin qui i valori. Poi però c’è l’Atac, la disastrata azienda di trasporto pubblico romano il cui consiglio d’amministrazione ha dato via libera alla richiesta di concordato preventivo. Conoscete il concordato: un’azienda sommersa di debiti si accorda con i suoi creditori, su un piano di parità fra questi ultimi, per rimborsare a ciascuno solo una parte (frazionale) di quanto dovuto. È un default pilotato, retto dal principio di pari trattamento fra tutti i creditori. Così in teoria. Poi però uno legge le motivazioni con cui il giudice Antonino La Malfa ha chiesto a Atac di riscrivere la richiesta di concordato: il giudice invita l’azienda a una «riflessione su una possibile illiceità» perché Atac avrebbe rimborsato per intero un debito di varie decine di milioni a Bnl proprio il giorno prima di varare il concordato che, da quel momento, impone di trattare (male) tutti i creditori allo stesso modo. Bnl nega di aver fatto pressioni, malgrado alcune intercettazioni di un suo dirigente – raccolte dalla Procura di Bari – che potrebbero far pensare altrimenti. La banca non sembra aver violato la legge. Ma perché è stata rimborsata subito prima che la tagliola scattasse su centinaia di piccole imprese romane creditrici di Atac? Cosa sapeva il sindaco pentastellato di Roma Virginia Raggi, la cui giunta controlla Atac? E come si spiega l’allontanamento di Bruno Rota, il direttore che voleva il concordato prima che Bnl fosse liquidata prima e meglio degli altri creditori? Domande che un brillante post sul sito di M5S non basterebbe a mandar via.