Corriere della Sera, 26 marzo 2018
Il maratoneta e il cane nel deserto
Questa non è la solita storia di chi trova se stesso grazie alla corsa. Al contrario, è la storia di chi capisce che a volte bisogna fermarsi, per scoprire ciò che c’è fuori e dentro di te. È l’incontro tra un uomo e un cane, degli ostacoli che devono superare, e di come decideranno di non separarsi mai più. È insomma una favola, e in effetti diventerà un film ed è già un libro, Gobi. Un piccolo cane con un grande cuore (HarperCollins).
L’ha scritto Dion Leonard, 43 anni, australiano trapiantato a Edimburgo. Dion non è mai stato un atleta professionista. Ha scoperto la corsa tardi, come tanti, per dimagrire. «Pesavo 108 chili. Non mi muovevo, fumavo di nascosto e a furia di guardare lo sport in tv avevo lasciato l’impronta sul divano». Per sfidare un amico si iscrive alla sua prima mezza maratona. Fa un buon tempo, si rende conto che con le scarpette può dire la sua, trascinato dalla moglie Lucja inizia con le ultra maratone. Non lo fa per divertimento. «Io non amo correre; anzi, non mi piace proprio. Però adoro la competizione».
Due anni fa partecipa alla 4Desert Race, la durissima cinque giorni nel deserto del Gobi. Punta a vincere, e dopo la prima tappa i suoi propositi si rafforzano. Ma la mattina dopo ecco l’imprevisto. A quattro zampe. «Vidi il cane al mio risveglio. Era alto una trentina di centimetri, aveva il pelo color sabbia e due grandi occhi scuri, un paio di baffi buffissimi e una specie di barbetta».
La competizione incombe, Dion parte senza nemmeno lanciargli un boccone. Ma la bestiola l’ha già scelto, e decide di non mollarlo per tutta la tappa, seguendolo sulle montagne del Tian Shan. La sera Dion scopre che è una femmina e la ricompensa con metà della sua razione di carne secca. È l’inizio di un legame indissolubile. Il giorno dopo corrono ancora assieme. «Era sufficiente la sua presenza a infondermi la forza». Lui si ferma per darle da bere, la prende in braccio quando c’è da guadare un fiume e mette da parte i sogni di gloria. Alla fine lei farà 130 chilometri e non sarà più un randagio senza nome. Da qual momento è Gobi.
È soltanto l’inizio. Dion decide di portarla con sé in Scozia. Ci vogliono tempo e soldi, la lascia in Cina in attesa di andarla a riprendere. Lui e la moglie iniziano una raccolta di fondi sui social, i media se ne accorgono, è una valanga di articoli, interviste e donazioni. Ma a questo punto Gobi sparisce e il racconto di Dion diventa quasi un thriller, lui si convince che è colpa della troppa esposizione, che forse qualcuno l’ha rapita.
Torna in Cina e la ricerca diventa una gara di generosità e nuovi amici. Finché Gobi miracolosamente riappare. Adesso può volare verso l’Europa, ma prima deve superare quattro mesi di quarantena. Dion decide di non lasciarla mai più, chiede un’aspettativa dal lavoro e si trasferisce in Asia. «Prendermi cura di lei, darle l’attenzione e l’affetto di cui ha bisogno tocca una corda profonda nel mio cuore».
Dion ha avuto un’infanzia difficile, genitori separati, una madre distante. Si massacrava di chilometri per dare un senso alla sua vita. Gliel’ha ridata quella creatura di appena trenta centimetri. Una favola appunto, di una principessa che trova e trasforma il suo principe.