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 2018  marzo 26 Lunedì calendario

Abreu, il Maestro generoso che portò l’orchestra tra i poveri

RIO DE JANEIRO Nel Paese dove la musica suona ovunque, e spesso indesiderata a tutto volume – merengue sull’autobus, salsa dalla finestra del vicino e reggaeton sulle spiagge – solo un grande visionario come José Antonio Abreu, scomparso sabato a Caracas a 78 anni, poteva farsi venire in mente un’idea come questa. Indirizzare verso la musica erudita una passione innata del venezuelano sin dalla nascita, portarla negli angoli più poveri e derelitti del suo Paese e farne uno strumento di riscatto e autostima dei giovani. Sorto nel 1975, quando il Venezuela era il Paese rampante del Sudamerica e non il più sfasciato come oggi, il «Sistema nazionale delle orchestre giovanili e infantili», da allora per tutti «El Sistema», è probabilmente il maggior progetto di divulgazione musicale di tutti i tempi. Per la capillarità della sua presenza nel Paese di origine (900 mila i bambini e ragazzi coinvolti in Venezuela, con 10 mila docenti), e anche per i cinquanta tentativi, quasi sempre ben riusciti, di imitazione in altrettante nazioni del mondo. Italia compresa, dove le Orchestre giovanili sono state introdotte del 2010 da Claudio Abbado, grande amico e estimatore di Abreu. 
Quello che oggi può apparire scontato – portare cultura e scoprire giovani talenti per distogliere i ragazzini dalla facile tentazione del crimine – negli anni Settanta era un’idea assai originale. L’orchestra musicale come metafora del lavoro collettivo e della solidarietà. Enorme dunque il riconoscimento che Ong di tutto il mondo devono oggi al Maestro venezuelano.
Poco conosciuto a dispetto della sua impresa, Abreu è stato un buon musicista e direttore d’orchestra, ma sono la formazione eclettica e l’impegno sociale e politico la chiave del suo successo. Nonno materno italiano (Anselmi è il suo secondo cognome), laureato in economia, esperto in commercio internazionale, fu deputato e dopo il consolidamento del «Sistema» venne nominato ministro della Cultura per cinque anni, tra il 1989 e il 1994. Nel frattempo orchestre e cori si moltiplicavano a centinaia, nelle favelas delle grandi città e nei piccoli centri. Sfornavano talenti poi riconosciuti a livello nazionale e internazionale. Il più noto è certamente Gustavo Dudamel, oggi 37enne direttore della Filarmonica di Los Angeles, ma celebrato nel mondo come giovane prodigio da quando ne aveva una ventina. «Tutto il mio amore e la mia eterna gratitudine al nostro padre e creatore del Sistema», ha postato Dudamel non appena appresa la notizia, insieme ad una foto nella quale tiene le mani del Maestro.
Da quando ha fondato le Orchestre giovanili, Abreu ha sempre evitato qualsiasi politicizzazione del suo lavoro, impresa difficile in un Paese polarizzato como il Venezuela e posizione che gli ha provocato pesanti critiche. Basti pensare che era ministro del governo di Carlos Andres Perez, quando l’allora colonnello dei parà Hugo Chávez tentò il fallito colpo di Stato del 1992, ma poi nel corso del regime chavista il sistema delle orchestre non ha fatto che crescere e ottenere finanziamenti dallo Stato, diventando una sorta di apripista per altri programmi sociali. Abreu – e con lui l’allievo prediletto Dudamel – sono stati spesso accusati dall’opposizione di non prendere posizione sulla violazione dei diritti umani in Venezuela e sulla deriva autoritaria del chavismo. Dudamel ha poi rotto il silenzio lo scorso anno, dopo l’ondata di proteste che hanno provocato oltre 100 morti. Nei giorni scorsi infine ha destato scalpore la decisione del giovane direttore d’orchestra di prendere la cittadinanza spagnola. Il presidente Nicolás Maduro ha celebrato Abreu proclamando tre giorni di lutto nazionale.