La Lettura, 25 marzo 2018
Allevo galline (e altri animali) per salvarli dall’estinzione. Intervista a Isabella Rossellini
La chick-lit fa sul serio. No, niente a che fare con il genere dei romanzetti sentimentali per lettrici che va, appunto, sotto la definizione di chick-lit («letteratura per pollastrelle»). Stavolta le galline ci sono davvero, protagoniste di un libro che è una sorta di manuale, poetico e scientifico insieme, adatto a lettori di ogni età. L’ha scritto e disegnato Isabella Rossellini, figlia del regista Roberto Rossellini e dell’attrice Ingrid Bergman, lei stessa attrice, modella e regista, da sempre innamorata degli animali.
Come è nato il suo libro «Le mie galline e io»?
«Avevo deciso di allevare questi animali nella mia fattoria e ho comprato online le uova. Quando si sono schiuse mi aspettavo pulcini gialli tutti uguali, invece erano uno diverso dall’altro, perché appartenevano a razze diverse. Ho chiamato l’azienda nello Iowa che me le aveva mandate ma loro non sapevano dirmi di più sul tipo di uova. Con un amico fotografo, Patrice Casanova, ho pensato di documentare, settimana dopo settimana, la crescita dei pulcini. Per scherzo e in amicizia inviavo le immagini anche a un editore tedesco (Schirmer/Mosel, ndr ) con cui avevo realizzato un volume nel 2015 per i cent’anni dalla nascita di mia madre. Alla fine mi ha proposto di farne un libro».
Dove si trova la sua fattoria? Che animali alleva oltre alle galline? Coltiva anche prodotti della terra?
«A Long Island, più o meno a un’ora e mezzo da New York. È una zona che conosco, da sempre ci portavo in vacanza i bambini; poi 5-6 anni fa ho comprato un terreno di circa 10 ettari dove si trova la fattoria. Nella gestione, e durante le mie assenze, mi dà una mano un fattore. La novità è che negli ultimi tempi con i nostri prodotti facciamo un mercatino locale: miele, lana, uova; vengono chef che vogliono usare prodotti biologici per i loro ristoranti. Quanto agli animali, in fattoria ci sono quaglie e una quindicina di tacchini. Questi ultimi è difficile gestirli, sono litigiosi e non depongono le uova nei pollai ma in giro tra i cespugli e ogni volta trovarle è una caccia al tesoro in cui mi aiutano i cani. Poi ci sono alcune pecore, perché c’è una piccola scuola di cani da pastore. E non è finita: ho api, capre e due maiali».
Sembra un’arca di Noè...
«Sì. Ho deciso di concentrarmi sulle razze di animali in pericolo di estinzione, per mantenere la biodiversità. Ho cominciato con i polli; vorrei farlo anche con i suini e con le oche. Anche con la verdura sto attenta alla biodiversità: coltivo spinaci e asparagi rari. Inoltre la fattoria sta ospitando un progetto della Cornell University per la coltivazione di semi di piante indigene».
Quando cammina nella fattoria le galline la seguono come le oche con Konrad Lorenz?
«Sì, mi corrono dietro, ma non si allontanano mai troppo dai pollai, al massimo un centinaio di metri».
Con che verso le chiama?
«Faccio tipo pru pru. Ma spesso se porto loro il cibo non serve neppure che le chiami, appena mi vedono mi corrono incontro. Le galline riconoscono le persone. Una volta è venuto un amico e aveva con sé un cane che le ha spaventate e ora, quando lui torna, anche se è senza cane loro non si fanno trovare».
Che cosa le piace delle galline?
«Sono animali che vanno d’accordo tra loro, vivono insieme senza problemi. Fanno gruppo. Mi piace studiare il loro comportamento: per ora all’interno di un gruppo riesco a riconoscere soltanto le galline che hanno personalità molto forti. A esempio Red, che ho soprannominato così per il colore: se apri la portiera dell’auto lei ci sale oppure te la ritrovi dentro casa sul divano o sopra la scrivania. Tutto il contrario di Speedy che svolazza ovunque e non si fa afferrare; eppure una volta le ho salvato la vita...».
Racconti...
«È piombato all’improvviso un falco e aveva acchiappato Speedy, allora ho lanciato un urlo; lui ha lasciato la presa ma la gallina è rimasta lì immobile, pensavo fosse morta invece era solo svenuta; quello è stato l’unico giorno in cui sono riuscita a toccarla».
La incuriosiscono i comportamenti di altri animali della fattoria?
«I tacchini. I maschi in particolare che hanno comportamenti interessanti; combattono, fanno versi e balli per mettersi in mostra con le femmine. Una mia tacchina ha fatto l’amore con un tacchino selvatico e sono nati animali misti. Prima allevavo anche le faraone, che invece sono monogame e meno interessanti».
Lei mangia carne?
«Non mangio quella degli animali che conosco personalmente. Non sono vegetariana, talvolta mi capita di mangiare pollo, ma non quello dei miei pollai».
La sua passione per gli animali è di lunga data...
«Sì. Tutto è cominciato quando a 14 anni mio padre mi ha regalato L’anello di Re Salomone di Lorenz».
Le comprò anche un canguro...
«Sì, a Parigi non so come l’abbia trovato. È stato con noi un paio di giorni appena, non era facile tenere un canguro, l’abbiamo portato allo zoo di Roma dove andavamo spesso a trovarlo. Poi ho deciso di studiare Etologia, allora non era così frequente; oggi mi sono iscritta a un Master in comportamento animale a New York: mi mancano due esami, conto di finire entro luglio. Voglio diventare environmental artist, un’artista che usa le sue conoscenze su ambiente e animali».
È vero che desiderava lavorare con Piero Angela?
«Sì, quando avevo 18 anni gli scrissi una lettera in cui chiedevo di poter essere la sua assistente; lavoravo con Gianni Minà in un programma sportivo, ma ero interessata agli animali e alla scienza. Non ci siamo mai incontrati, ma è stato gentilissimo, mi ha risposto che quel ruolo era già coperto e per diversi anni ha continuato a mandarmi i suoi libri, nel frattempo avevo cominciato la carriera di modella e di attrice».
Per un suo spettacolo, «Green Porno», si travestiva da diversi animali. Nei panni di quale si sentiva più a suo agio?
(ride) «Nessuno in particolare. Ricordo, però, che alcuni costumi erano particolarmente scomodi: quello da verme era davvero terribile: ero tutta fasciata e non potevo muovere le braccia».
Ora ha debuttato a Barcellona con lo spettacolo «Link Link Circus» sul mondo animale dove è in scena con il suo cane Minnie...
«Lo spettacolo è stato accolto molto bene in Spagna. Ora andrà in tour. Sono addestratrice di cani da pastore e per ciechi, ma farli stare sul palco è un’altra cosa».
Da pochi mesi lei è diventata nonna, ha già pensato alle storie di animali che racconterà a suo nipote?
«Sarà facile, la mia casa è un paradiso per gli animali, alcuni dormono pure nel letto, e per i bambini. Quando nascono i pulcini avviso gli amici e il vicinato e arrivano in massa: è bellissimo. Ora c’è anche mia figlia: da quando è nato Ronin è venuta a vivere in campagna».