Corriere della Sera, 25 marzo 2018
«La mia scoperta. Ecco il diamante più profondo del nostro Pianeta»
«Il diamante arrivò alle otto del mattino, lo scorso maggio. Iniziai subito ad analizzarlo, a mezzogiorno controllai i dati. Non ci potevo credere. Quel giorno avevo ospiti in laboratorio. Vi chiedo scusa, gli dissi, oggi sarò nel pallone, ma ho appena trovato una cosa straordinaria». Dieci mesi dopo, quella scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Quella piccolissima gemma di appena 4 millimetri è infatti un frammento del cuore del pianeta, si è formata a 780 chilometri dalla superficie, mai era stato provato che un diamante provenisse da quelle profondità. Tutto grazie a un’impurità, un’inclusione di appena 34 micron (millesimi di millimetro) racchiusa nel cristallo. Si tratta di «perovskite CaSiO 3», ritenuto da esperimenti di laboratorio il quarto minerale più abbondante della Terra. Eppure ancora misterioso, finora mai studiato direttamente.
L’uomo che ha scoperto tutto questo è un professore di Mineralogia dell’Università di Padova. Si chiama Fabrizio Nestola ed è diventato il cristallografo più importante al mondo grazie a un diffrattometro a raggi X che ha in laboratorio. Un prototipo, per realizzarlo ha chiesto a un’azienda giapponese e una svizzera di mettere da parte le rivalità, e adesso è in grado di vedere dove nessuno altro è mai riuscito.
Torinese, 45 anni, nipote di un minatore sopravvissuto alla strage di Marcinelle, sposato, due figli, appassionato di calcio, corsa e chitarra, dopo aver lavorato in Germania e Stati Uniti ha accettato di rientrare in Italia. «Quando mi offrirono la cattedra a Padova, accettai ma con la condizione di avere gli strumenti per continuare a fare ricerca. Dissero subito di sì, perché qui sono dei visionari».
Ha già collezionato un lungo elenco di pubblicazioni e riconoscimenti, ma da qualche giorno, da quando è uscito l’articolo su Nature, dice che i colleghi lo chiamano da tutto il mondo. «Mi chiedono come sia stato possibile studiare un minerale che da anni nessuno riesce a riprodurre in laboratorio. Perché, anche se si riescono a ricreare le pressioni e le temperature fino a ben oltre 2.000 gradi centigradi che si trovano a quelle profondità, per ora non è assolutamente possibile ricreare il “viaggio” che il diamante ha compiuto da 780 km di profondità fino alla superficie. Tale percorso, infatti, non si può semplicemente riprodurre simulando le condizioni che potrebbero essere presenti a quelle grandi profondità, e la ragione sta nel fattore “tempo”. Non è ancora chiaro quanto ci metta il diamante a raggiungere la superficie e si sa bene che in geologia questo è un parametro decisamente complesso».
È comunque l’ulteriore conferma di quanto i diamanti siano preziosi, non solo per essere incastonati in un gioiello, ma anche perché custodiscono informazioni fondamentali sulle viscere del Pianeta. «Il nostro lavoro – spiega il professor Nestola – dimostra anche con chiarezza che il materiale che ha dato origine alla perovskite CaSiO 3 deriva dalla crosta oceanica terrestre, andata in subduzione fino al mantello inferiore. Era previsto teoricamente dalla geofisica, ma prima della nostra pubblicazione non era mai stato dimostrato empiricamente».
Nestola ha guidato uno studio che ha coinvolto ricercatori in Canada, Russia, Gran Bretagna, Sudafrica, e anche a Milano, Pavia e al Cnr di Padova. Il diamante è stato trovato a un chilometro di profondità nella stessa miniera di Pretoria da cui è venuto fuori anche l’esemplare più grande della storia, il Cullinan da 3.017 carati. «Evidentemente c’è un legame tra grandi dimensioni e grandi profondità» si entusiasma Nestola, che nel 2013 ha ottenuto dall’European research council un finanziamento quinquennale da un milione e mezzo di euro, proprio per capire a quali profondità cristallizzano i diamanti. Grazie a quelle risorse ha messo su il laboratorio dando lavoro fino a 8 ricercatori. A dicembre finiranno i fondi, ma non i progetti. Promette il professore Nestola: «Dobbiamo pensarne uno ancora più ambizioso. Come scoprire l’origine dell’acqua sulla Terra».