Corriere della Sera, 24 marzo 2018
Se mi baci, ti cancello
Si resta sorpresi dalla rapidità con cui il Comune di Roma ha rimosso il murale del bacio tra Salvini e Di Maio, apparso ieri mattina in una via del centro, a metà strada tra Camera e Senato. Lo spirito di mille svizzeri si è impossessato del personale dell’Ama, l’azienda municipale che si occupa di decoro urbano con atteggiamento solitamente riflessivo. Stavolta i funzionari hanno scatenato l’inferno, provvedendo a estirpare quello che, ai loro occhi di esteti del cassonetto rancido, dev’essere apparso come un obbrobrio. Una squadra speciale ha raggiunto il luogo del misfatto, costeggiando immondizie putrescenti e palazzi ricoperti di sgorbi, e dribblando crateri stradali a cui pare ormai riduttivo attribuire la qualifica di buche. Giunti sul luogo dell’ignominia, gli impavidi sbianchettatori hanno iniziato l’opera di bonifica, non prima di essersi staccati dalle suole i residui di gomme da masticare e ricordini di cane. Mentre il solvente non lasciava scampo alle pennellate dello scostumato artista di strada, tra gli osservatori fiorivano le ipotesi sui mandanti. Chi sarà stato a chiederne la cancellazione? Berlusconi, in preda a un attacco di gelosia per l’alleato felpato? O la sindaca Raggi, per punire la sbandata leghista del suo capo? Avanzo umilmente una terza ipotesi: i condomini del palazzo di fronte, che da mesi non avevano notizie dell’Ama. Il murale provocatorio ha funzionato da esca: già che erano lì, i censori hanno svuotato i cassonetti.