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 2018  marzo 24 Sabato calendario

Altra tegola su Roma, 70 giorni per evitare il fallimento dell’Atac

Poco più di due mesi per mettere a punto una «nuova proposta concordataria». L’obiettivo è di evitare il fallimento di Atac, la municipalizzata capitolina dei trasporti tra le più grandi d’Europa. Il Tribunale fallimentare di Roma stoppa la proposta concordataria, fissando una udienza al 30 maggio per presentare un nuovo piano.
Dal Campidoglio, che con l’amministrazione di Virginia Raggi ha scelto la strada del concordato preventivo in continuità per provare a salvare Atac dal default, non trapela allarme. Ci sono quasi 70 giorni – è la tesi – perché l’azienda integri il documento accogliendo i rilievi dei giudici. Ma su un punto Roma Capitale è netta: non arriveranno ulteriori iniezioni di risorse oltre ai 118 milioni già stanziati per l’immissione in servizio di 760 nuovi autobus dal 2019 al 2021. Gli 89 milioni indicati come autofinanziamento per il 2020, al cui pagamento secondo il Tribunale «non è chiaro come la società possa fare fronte», dovranno restare a carico della partecipata. Sarà l’azienda guidata dal supermanager Paolo Simioni a dover dettagliare come.
Lo stop al piano di riassetto targato M5S era stato in parte anticipato dal parere della Procura della Repubblica, che aveva messo «in dubbio la correttezza dell’analisi condotta dalla proponente sulle cause della crisi economica», con un accento sulla «genericità degli strumenti previsti nel piano industriale per il recupero dell’efficienza». I giudici civili hanno dato l’affondo: «Il Collegio – si legge nel decreto – all’esito dell’esame della proposta del piano» ritiene «che occorra sentire il legale rappresentante della società proponente, il redattore del piano e l’attestatore per chiarimenti ed eventuali intregrazioni al piano ed alla attestazione». Appuntamento, dunque, all’udienza del 30 maggio. Per quella data saranno diversi gli aspetti che Atac dovrà aver rivisto se vorrà veder accolta la nuova proposta. Per il Collegio, «non sono sufficientemente chiari i motivi per i quali dovrebbero significativamente aumentare i ricavi del traffico (vendita biglietti) in un quadro, nei primi due anni, di sostanziale rigidità dell’offerta e di domanda del servizio». Aggiungono che il «dedotto incremento dei ricavi pubblicitari non è supportato da alcun elemento concreto che possa avvalorarne l’effettivo realizzo».
Poco chiari anche i tagli ai costi: «La riduzione muove da premesse concrete ma non individua, con specificità, in cosa consistano gli interventi in programma». «Del tutto insufficiente e inidonea» a fornire il reale valore dei beni pure la perizia sulla vendita nel 2021 di terreni e fabbricati per 91 milioni di euro. Così come le stime sul valore di bus e magazzino e la perizia sul valore dell’avviamento. In sintesi: il piano è da riscrivere.