La Stampa, 24 marzo 2018
Ora legale, così l’Occidente prolunga la luce
Siamo così abituati all’ora legale che molti forse pensano risalga all’Antica Roma – «ora solaris» e «ora legalis». Invece è nata meno di due secoli fa. Ma prima di parlare di ora legale bisogna arrivare alla unificazione degli orari a livello nazionale e mondiale. Perchè fino a metà dell’800 si usava il riferimento al sole e si applicava l’ora locale. Cioè il mezzogiorno di Roma era diverso da quello di Palermo e ancor più da quello di Cagliari. Del resto i sistemi di trasporto e di comunicazione erano così lenti che a nessuno interessava un orario preciso
È stata proprio la rivoluzione industriale e la diffusione di telegrafi e treni a creare un problema di unificazione degli orari. Così a metà ’800 venne introdotta un’ora «ferroviaria» per i treni, corrispondente all’ora della città principale da cui si diramava la linea (le prime in Italia furono la Napoli-Portici e la Milano-Monza). Gli studi geografici iniziarono a puntare attenzione a latitudini e longitudini e venne pensato il sistema dei fusi orari che trovò la prima codificazione mondiale con la Conferenza internazionale dei meridiani (Washington, 1884).
Poco dopo in Italia il Regio decreto 22 settembre 1866, regola ferrovie, telegrafi, poste e dei piroscafi «col tempo medio di Roma e quello nelle isole di Sicilia e di Sardegna a un meridiano preso nelle città di Palermo e di Cagliari». In pratica si stabiliva che in Italia vigevano tre fusi orari: Roma, Sardegna e Sicilia. L’orario unico arriverà con il regio decreto 10 agosto 1893, sempre a fini ferroviari.
Nel frattempo si iniziava a parlare anche di ora legale, essenzialmente per risparmiare combustibili. Invero il primo a parlarne fu Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti che, per risparmiare sulla spesa in candele, voleva obbligare la popolazione ad alzarsi a orari più mattinieri, esercitando varie forme di pressione (tassazione delle persiane, razionamento candele, divieto di circolazione notturna, sveglia rumorosa all’alba). L’idea venne ripresa molte volte finché il costruttore britannico William Willett, nel quadro delle esigenze economiche provocate dalla I Guerra mondiale, la perseguì fortemente e nel 1916 la Camera dei Comuni diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti Paesi imitarono il Regno Unito. In Italia il decreto luogotenenziale 25 maggio 1916, disponeva: «Dalla mezzanotte del 3 giugno 1916 l’ora legale verrà anticipata di 60 minuti primi a tutti gli effetti». Alla fine della guerra l’ora legale venne abolita, per tornare con la II Guerra mondiale, dal 14 giugno 1940 fino a tutto il 2 novembre 1942. Poi con la fine della guerra la confusione aumentò e nel 1944 l’ora legale fu in vigore solo nei territori della Repubblica sociale (dal 3 aprile al 17 settembre) e non al Sud.
Con la Repubblica italiana dal 1948 l’ora legale non venne più utilizzata, per essere reintrodotta nel 1966, in periodo di crisi energetica: durava quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre; venne estesa a sei mesi nel 1980. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato introdotto nel 1996, insieme al resto dell’Europa, quando la fine fu spostata all’ultima domenica di ottobre.
Ora l’ora legale è disciplina dell’Unione europea recepita in tutti gli Stati. Così domani spostiamo le lancette ai sensi e per gli effetti della legge 4 giugno 2010, n. 96 (di attuazione della direttiva 2000/84/CE): «A decorrere dall’anno 2010 il periodo dell’ora estiva ha inizio alle ore 1,00 del mattino, tempo universale coordinato, dell’ultima domenica di marzo e termina alle ore 1,00 del mattino, tempo universale coordinato, dell’ultima domenica di ottobre».