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 2018  marzo 23 Venerdì calendario

Fabio Fazio: «Dall’Anac nessuna bocciatura al mio compenso in Rai»

Caro direttore, in merito all’articolo di Goffredo De Marchis apparso martedì 22 marzo su Repubblica intitolato, del tutto impropriamente, “Rai, Cantone boccia lo stipendio di Fazio”, desidero fare alcune precisazioni.
La delibera dell’Anac di cui ho preso visione, non riguarda in alcun modo il mio “stipendio”. Il tema a cui l’Autorità dedica la propria attenzione, è la procedura tecnica e le cadenze temporali seguite dalla Rai per il rinnovo del mio contratto. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il mio compenso. A tale proposito ricordo solo che il mio contratto precedente scadeva alla fine dello scorso mese di giugno e non avendo ricevuto alcuna proposta di rinnovo dalla Rai, avevo a quel punto accettato un importante e vantaggioso accordo con un altro editore con una clausola che mi consentiva il recesso entro il 23 giugno qualora fosse pervenuta una proposta da parte della Rai.
Finalmente a metà giugno e solo con l’arrivo del nuovo Direttore Generale, la Rai è stata in grado di avanzare una proposta di rinnovo in cui si teneva conto della mia esigenza, manifestata pubblicamente mesi prima, di volermi occupare anche della produzione del mio programma come accade a tantissimi miei colleghi in Italia e nel mondo.
Ho quindi accettato tale proposta poche ore prima che scadesse il termine che avevo per svincolarmi dal contratto con l’altro editore e, prescindendo dalle valutazioni di convenienza economica, ho scelto di continuare a svolgere il mio lavoro in quella che sento la mia azienda. Da quel momento sono diventato incessantemente bersaglio di ingiustificati e inauditi attacchi quotidiani senza precedenti e non più accettabili.
Neppure il secondo punto della delibera dell’Anac contesta il mio compenso, ma si limita a ritenere sussistenti possibili rischi che la mia trasmissione non consegua l’equilibrio costi-ricavi. Il che evidentemente vale per qualunque trasmissione televisiva. L’Autorità riconosce però alla Rai di avere fornito indicazioni molto dettagliate sui costi complessivi della trasmissione e sui ricavi previsti e riferisce che i ricavi dovrebbero essere maggiori dei costi. Del resto nessun produttore al mondo e più in generale nessun imprenditore, è in grado di garantire, ma può solo prevedere, gli eventuali guadagni a fronte del proprio investimento. Fermo restando, a mio giudizio, il diritto imprescindibile di ogni editore, soprattutto se pubblico, di compiere scelte editoriali non necessariamente fondate su un ritorno di utilità economica.
Il programma Che Tempo Che Fa ha un costo di produzione per la società l’Officina che lo produce di 245.000 euro a puntata, a cui si aggiungono i costi industriali della Rai, per oltre tre ore di programmazione. Ho ragione di poter dire – e immagino sia già stato verificato dalla stessa Anac – che il costo complessivo è circa la metà di qualsiasi altro intrattenimento di Raiuno nella stessa fascia oraria e circa un terzo del costo medio di una puntata di fiction.
E con ciò spero si ponga fine a una vicenda che in nessun modo può mettere in discussione la mia onorabilità e il mio rapporto con il pubblico televisivo che tutelerò d’ora in avanti in ogni sede opportuna.
Fabio Fazio


Prendo atto della ricostruzione di Fabio Fazio che nulla toglie al contenuto dell’articolo. E confermo che l’Anac ha inviato la delibera alla Corte dei conti evidenziando, come dice l’autorità anticorruzione, perplessità sulla giustezza dei costi/ricavi preventivati del contratto.
Goffredo De Marchis