La Stampa, 22 marzo 2018
Formula a 2
Il precampionato della Formula 1 è stato una partita a poker, una gara a bluffare, nascondersi, sembrare più veloci o più lenti. In questo gioco si sono distinte Mercedes, Ferrari e Red Bull, le squadre che si giocheranno il Mondiale a partire da domenica a Melbourne. Per capire quale delle tre è favorita, il cronometro non basta. Non ancora. Siamo alle impressioni di guida, alle chiacchiere, ai sentito dire, come conferma il campione del mondo: dopo aver tessuto lodi della sua Mercedes, richiesto di un pronostico Lewis Hamilton ha risposto «Red Bull». Il motivo? «Mi hanno detto che a Melbourne avranno un pacchetto aerodinamico che vale da 2 a 4 decimi a giro. Verstappen e Ricciardo saranno i più veloci, almeno all’inizio». Dunque Hamilton ha informatori negli altri team? O sono le altre squadre a diffondere (fake) news per stupire gli avversari?
Gioco a nascondino
La Ferrari nei test si è nascosta poco e male: ha demolito il primato del circuito di Montmelò, eppure viene segnalata in ritardo. La SF71H è una monoposto molto innovativa, alla ricerca dell’assetto aerodinamico ideale. Nei test ha simulato un fine settimana di gara, inclusa la qualifica record di Sebastian Vettel che non ha impressionato gli avversari. La chiave: trovare il giusto assetto. I tecnici di Maranello hanno lavorato sui dati raccolti in pista e sono convinti di aver trovato una buona soluzione, anche se il circuito dell’Albert Park a Melbourne è poco rappresentativo.
La Mercedes, al contrario, ha girato a lungo con le gomme medie, tenendo un ritmo gara inavvicinabile ma senza mai cercare il limite. L’obiettivo: sfruttare al meglio il potenziale delle Pirelli, cosa che a inizio 2017 non le riusciva. Anche in Red Bull hanno lavorato sugli assetti, in attesa delle novità rivelate da Hamilton.
Agli altri restano le briciole. La McLaren è cresciuta (ci voleva poco), ma anche con il motore Renault ha avuto problemi di affidabilità. Viene quasi da sospettare che la colpa degli insuccessi recenti non fosse tutta delle power unit Honda, che da quest’anno sulla Toro Rosso hanno macinato chilometri. Se le buone impressioni saranno confermate, nel 2019 anche la Red Bull avrà un motore giapponese. La McLaren e il team Renault dovrebbero comunque giocarsi il quarto posto davanti alla Haas e alla Toro Rosso. In difficoltà Force India e Williams, un enigma per adesso l’Alfa Romeo Sauber.
La parola alla pista
«Quando la bandiera si abbassa, le chiacchiere finiscono», recita un detto della F1 citato dal team principal della Mercedes Toto Wolff (e un po’ più volgare nella versione inglese). I bluff finiranno domenica alle 7,10 ora italiana. I 10 minuti oltre l’ora sono una delle due novità introdotte da Liberty Media: l’altra è l’abolizione delle grid girl alias ragazze ombrellino, sostituite da baby campioncini di go-kart. Sarà anche la prima stagione dell’Halo, l’aureola in carbonio che protegge la testa dei piloti, delle mescole iper soft introdotte dalla Pirelli per battere tutti i record delle qualifiche, e delle super hard, che con ogni probabilità resteranno ai box perché troppo dure. Cambia anche la regola sui motori: 3 a pilota per 21 gare invece che 4 per 20. I tecnici hanno valutato l’opzione B: usarne lo stesso 4 per avere più potenza e affidabilità e scontare una penalizzazione. Ferrari e Mercedes l’hanno scartata, Honda e Renault ci stanno pensando. Da stanotte con le prove libere la parola passa al cronometro.