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 2018  marzo 22 Giovedì calendario

Questionari, test e “mi piace” usati per condizionare le scelte

Cosa è successo?E perché Facebookè sott’accusa?
Due inchieste giornalistiche – del Guardian e del The New York Times – hanno evidenziato come una società privata, Cambridge Analytica, specializzata in analisi dei dati al servizio di campagne elettorali – e che ha lavorato nelle presidenziali Usa per l’allora candidato Donald Trump – nel 2014 abbia raccolto dati su 50 milioni di utenti Facebook (soprattutto americani), all’insaputa di buona parte di questi utenti e aggirando le regole dello stesso Facebook.
Il social network è però chiamato in causa per varie ragioni: perché non avrebbe agito in modo netto e trasparente, e una volta venuto a conoscenza di tale abuso non avrebbe informato gli utenti interessati. Ma anche perché l’episodio ha fatto emergere come la sua stessa piattaforma renda possibili simili travasi di dati.
Quindi si tratta di una violazione informatica? Di una falla?
No. Chi ha raccolto i dati ha sfruttato il funzionamento di Facebook così come era nel 2014. I primi dati sono stati raccolti da 270 mila persone che hanno acconsentito di fare un quiz e scaricare una app Facebook. Ma la app rastrellava, oltre ai loro dati, anche quelli dei loro «amici», senza che questi ne fossero di fatto consapevoli.
Non si trattava di un baco, ma di una funzionalità (Graph Api 1.0) prevista dallo stesso Facebook. Una finestra durata dal 2010 a metà 2015 in cui c’è stata una corsa all’oro dei dati degli utenti da parte di app, quiz, giochi, test della personalità, di cui sappiamo molto poco. Poi nel 2015 Facebook ha chiuso il rubinetto sui dati «degli amici».
Ma allora il problema dove sta?
Chi raccoglieva quei dati in teoria non poteva rivenderli né condividerli con altri né usarli per scopi pubblicitari. Invece il ricercatore Aleksandr Kogan, attraverso la sua società Gsr, li ha passati a un’altra società britannica, Scl Group, che faceva campagne politiche e che, per muoversi sulla scena americana, ha creato nel 2013 Cambridge Analytica, con un’iniezione di 15 milioni di dollari da parte del finanziatore repubblicano Robert Mercer.
Kogan ha raccolto i dati facendo scaricare la app agli utenti in vario modo.
Una buona parte di questi sono stati pagati per farlo (1 dollaro) attraverso la piattaforma MTurk di Amazon, con cui persone in cerca di qualche soldo offrono prestazioni digitali basilari (taggare foto, compilare questionari ecc).

Sappiamo quali sonoi dati sugli amici rastrellati dalla app?
Potenzialmente potevano essere: città, educazione, interessi, relazioni sentimentali, Mi piace, gruppi, eventi, giochi, status, note, foto, ed altri ancora. Uno degli interrogativi rivolti a Facebook e Cambridge Analytica è anche capire a cosa accedeva quella app.
Ma questi dati a che cosa servono?
Cambridge Analytica sostiene, con la raccolta di dati, di poter predire la psicologia delle persone, e di poterne influenzare i comportamenti, indirizzando loro messaggi ad hoc. Tuttavia ad oggi, di quei 50 milioni di profili, non sappiamo se, come e quanto siano stati usati nella campagna elettorale Usa. E anche in tal caso, non sappiamo quanto quei dati siano davvero efficaci nell’influenzare il voto.