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 2018  marzo 21 Mercoledì calendario

Ivano Fossati rilegge Gaber. 14 canzoni del Signor G scelte e rimixate dal cantautore e poi un inedito

«Un anno fa stavo parlando con gli studenti dell’Università di Genova che a Lettere frequentano il mio laboratorio che esplora le tecniche produttive dell’industria musicale – racconta Ivano Fossati – e ho scoperto che tutti loro, ben quaranta ragazzi, avevano un’idea molto alta di Gaber. Nessuno lo conosceva bene ma la loro considerazione nei confronti dell’artista era altissima. Ho chiamato il presidente della “Fondazione Gaber” Paolo Dal Bon e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto occuparmi di un disco su di lui».
Detto, fatto. Il 23 marzo esce in versione cd e vinile Giorgio Gaber – le donne di ora, una raccolta che ha anche una canzone inedita, concessa dalla famiglia e dalla Fondazione al cantautore genovese. «Quando mi hanno fatto ascoltare il pezzo che intitola il lavoro sono rimasto senza parole – dice Fossati -. Il testo, l’intenzione, la storia cantata da Giorgio... Tutto è attualissimo; non sarei mai stato capace di mettere in musica un argomento così delicato, parlare delle donne come ha fatto lui».
Dalia Gaberscik, la figlia del Signor G che si vede bambina insieme al papà sulla copertina, racconta che la canzone fu scritta nella primavera del 2002 e registrata nel novembre seguente. «Fu accantonata – svela Fossati – perché, più che il testo, era la stesura musicale che non convinceva Gaber. Ho risuonato chitarre e tastiere sulla ritmica originale pensando al suono ruvido di Van Morrison, e credo di aver creato un’atmosfera nuova». Le quattordici canzoni propongono il primo Gaber – che si affacciò alla ribalta nel 1958 – e quello degli ultimi anni di vita. «Ho creato un ponte tra il primo e l’ultimo Giorgio, un uomo con una poetica capace di raccontare il sociale, la politica e il vivere di tutti i giorni con precisione chirurgica. Penso a Chissà dove te ne vai, che è la mia preferita, Il conformista fino a L’illogica allegria».
Fossati conobbe Gaber negli Anni Ottanta, quando decise di dare una svolta alla sua carriera e mettersi alla prova con il teatro. «Avevo preso la decisione di teatralizzare la mia musica: a chi potevo chiedere aiuto se non all’uomo che è stato protagonista del miglior esempio di teatro-canzone nel nostro Paese? Giorgio mi ha insegnato a stare sul palco. Poi, in un camerino, molti anni dopo, ospiti di un programma di Celentano, fu lui a chiedermi di produrlo. Non ne avemmo il tempo, Giorgio se ne andò prima che potessimo metterci al lavoro. Con Le donne di ora in qualche modo mantengo quella promessa».
Celebrare il genio
Chiediamo a Fossati se sia stato doloroso lasciare fuori alcuni pezzi e la risposta è spiazzante: «C’era bisogno di presentare un lavoro del genere in modo che quel dolore di cui parla lei non si percepisse. Questo è un disco unico, quasi un tascabile, e la scelta dei brani è stata complessa, è il risultato di un pensiero che mi ha accompagnato per parecchio tempo. Il mio desiderio è sempre stato quello di celebrare il genio. Anche se si tratta di 14 canzoni che saltano dal passato al presente volevo che si capisse ciò che io ho capito di Giorgio, dell’uomo, del poeta, dell’essere umano colto e imprevedibile capace di scrivere come nessuno: le sue canzoni sono sempre state, almeno secondo la mia visione della sua storia, figlie di un solo Gaber».
Nell’album comunque mancano alcune canzoni alle quali il pubblico è affezionato. «È così. Sto già pensando a un secondo volume che non farei fatica a realizzare. Confesso che ho già pensato alla scaletta: presa carta e penna, l’ho buttata giù in cinque minuti».