la Repubblica, 21 marzo 2018
Dalla privacy ai soldi, i buchi di Rousseau
Milano Fu il giorno dopo il funerale del padre Gianroberto – era l’aprile del 2016 – che il figlio Davide annunciò quella che doveva essere la nuova grande innovazione politica e insieme tecnologica dei Cinque Stelle, cioè la nascita dell’associazione Rousseau e del relativo sistema di condivisione delle decisioni in rete; facendo quindi un passo in avanti verso la sempre evocata “democrazia diretta”. Già sul blog di Beppe Grillo c’erano stati più tentativi di far partecipare gli iscritti. Qual era quindi la novità? La Casaleggio associati non si limitava a tenere le chiavi ma diventava il padrone di casa del Movimento. Così è stato, con ottimi risultati sul piano elettorale e un po’ meno su quello “tecnico”: perché se la nuova democrazia passa dai sistemi informatici della società milanese e dal loro reale funzionamento, allora la strada da fare rimane molta.
Per prima cosa, la creatura di Casaleggio jr decide quali “processi democratici” – cioè le votazioni sottoporre agli iscritti, quando e come. I voti online non vengono certificati da alcuna società esterna e, soprattutto, Casaleggio ha potenzialmente in mano lo storico delle votazioni dei singoli iscritti. A certificare ciò che in molti sospettavano, fu l’impietosa relazione del Garante della privacy pubblicata lo scorso gennaio. Lì poi si poneva risalto ai numerosi bug del sistema, già messo sotto scacco nel passato dagli hacker, definendolo «obsolescente» dal punto di vista tecnologico ( curiosamente, Casaleggio sul Washington Post ha invece definito «obsoleti» i vecchi partiti).
Che il punto sia il potere di Casaleggio del decidere cosa e come votare, lo hanno dimostrato le scorse “parlamentarie”: un terzo dei candidati sono stati decisi direttamente da Luigi Di Maio, mentre i risultati degli altri due terzi sono arrivati con giorni di ritardo e con numerose e mai spiegate estromissioni dalle liste di persone in corsa.
Gli iscritti al sito di Rousseau sono meno di centomila e neanche un terzo di loro partecipa attivamente. Assai farraginosa è poi la parte legata alla discussione di progetti di legge proposti dal basso. E quando si arriva a conclusione, di rilevante succede poco. Alzi la mano chi ha sentito parlare nella campagna elettorale del M5S delle ultime due proposte online risultate più votate un anno fa, cioè l’abolizione del passaggio di proprietà delle autovetture e il divieto delle chiamate commerciali sul proprio numero privato.
Ultimo punto, Rousseau sarà pure il futuro secondo Casaleggio, ma si finanzia secondo un antico metodo: l’autotassazione degli eletti. Cioè 300 euro al mese a testa. Fa oltre un milione e duecentomila euro l’anno per questa legislatura.