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 2018  marzo 20 Martedì calendario

Toni gentili e addio gadget. In fila con le matricole 5 Stelle che copiano lo stile del capo

Ciao, sono Marco. Sei l’ultimo della fila? Prendo te come riferimento». A metà pomeriggio, tra l’esercito dei pentastellati in coda si fa strada un doppio petto blu con spilletta di Forza Italia appuntata al bavero. Il neosenatore berlusconiano Marco Siclari – «l’unico di centrodestra che ha vinto il collegio al Sud, a Reggio Calabria» – si presenta al collega Cinque stelle romano Gianluca Perilli, l’ultimo della fila, appunto, a fare da riferimento come dal dottore, ma stavolta si tratta di compilare moduli e dare generalità per accreditarsi al Senato: sorriso e buongiorno, «e che dobbiamo fare, prenderci a ceffoni?», scherzano con i giornalisti incuriositi da questi primi contatti trasversali.
Niente a che vedere con le sgarbate sortite di cinque anni fa («io alla Bindi non stringo nemmeno la mano», tuonò la neodeputata Gessica Rostellato, un paio d’anni prima di uscire dal Movimento e finire nel Pd), niente sandali a spuntare sotto giacca e cravatta d’obbligo al Senato, basta pure con il poncho che fa molto no global, gli adesivi «No Tav», pochissime anche le spillette con le Cinque stelle: la nuova generazione degli eletti del Movimento, le matricole del M5S tendenza Di Maio sono educate, laureate, istituzionali, si prestano di buon grado agli assalti dei cronisti mettendo solo un paletto lì, quando si comincia a chiedere di governo e possibili alleanze: «A noi interessano solo i temi», è il mantra dietro cui si trincerano tutti.
In questa prima giornata dedicata agli accrediti, tra una fila per fare le fotografie che finiranno sul sito del Senato e un’altra per sbrigare le formalità, sono soprattutto loro, i 112 eletti del Movimento, a presentarsi. C’è tempo fino a sabato per questa burocrazia, ma loro sono già tutti a Roma, li ha riuniti poco prima il capo politico nella sala della Commissione Difesa, e allora eccoli, a piccoli gruppi, alla spicciolata, preceduti dai solerti commessi che indicano la strada, affacciarsi per la prima volta alle istituzioni. C’è la bionda Simona Nocerino dalla Lombardia immediatamente assoldata per un collegamento tv – «mi sento come al primo giorno di scuola, ho preso 57 voti alle Parlamentarie: nel Movimento c’è una democrazia che consente di entrare anche con 57 voti» -, la campana Silvana Giannuzzi inseguita dalle telecamere mentre raggiunge la fila per le foto – «l’emozione è fortissima per chi sente la sacralità di questi luoghi» -, il lucano Saverio De Bonis, «sono quello che ha sconfitto Pittella», si presenta con un certo orgoglio. Ci sono facce note come il comandante Gregorio De Falco, «stiamo cominciando la navigazione e abbiamo un ottimo nocchiero», dichiara, prima di fare conoscenza con alcune colleghe («ma voi come state facendo con le spese di trasporto e alloggio di questi giorni? – lo sente chiedere il cronista dell’agenzia Dire – secondo me tutte le spese che stiamo sostenendo dovrebbero essere retroattive, almeno quelle a partire dal 4 marzo») e “veterani”, come il primo capogruppo della storia parlamentare pentastellata, Vito Crimi, alla seconda legislatura: «Essere qui è sempre un’emozione. Tempo fa un senatore mi disse: quando non ti emozioni più di essere in quest’Aula – filosofeggia – allora vuole dire che è tempo di mollare».
Ogni tanto arriva qualcuno di un altro partito: la prima di tutti a registrarsi è la ministra uscente Valeria Fedeli, che all’uscita esibisce il kit dell’eletto consegnato a tutti: un taccuino, un vademecum del Senato, il Trattato sull’Unione europea, una Costituzione italiana, un regolamento del Senato. «Me lo voglio studiare – ride il giornalista e neosenatore M5S Gianluigi Paragone – per sfidare Calderoli», uno dei più attenti conoscitori delle normative che presiedono Palazzo Madama. «Io il regolamento me lo sono già guardato un po’ in rete», spiega Mauro Coltorti, professore marchigiano di geomorfologia con lo zainetto sulle spalle, senatore ma anche candidato ministro, designato da Di Maio al dicastero dei Trasporti nella manifestazione organizzata prima delle elezioni. «Ho sempre seguito Grillo, prima votavo a sinistra. Il Movimento? Né destra né sinistra, vola alto», individua una nuova categoria politica. Arrivano Emma Bonino e Vasco Errani alla prima esperienza parlamentare dopo anni da amministratore, mentre non si fanno vedere Renzi e Salvini. A un certo punto si mette in fila Stefania Craxi: «È pieno di grillini? Meglio – sospira, ligia al consiglio di Berlusconi – vado a cercare di adottarne uno…».