Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 19 Lunedì calendario

L’uomo che parla 32 lingue: più di tutti al mondo

Volete sapere come parlavano gli antichi Maya? Volete fare un’imprecazione in aramaico o in sanscrito stretto? Bene, rivolgetevi al 54enne greco Ioannis Ikonomou, l’uomo che parla (fluentemente) più lingue al mondo, ben 32, oltre a essere, per ovvie ragioni, il traduttore più stimato dell’Unione europea. 
È impressionante l’età alla quale Ioannis ha iniziato a parlare le sue prime lingue straniere. «A 5 anni», racconta in un’intervista al giornale Die Welt, «ho studiato l’inglese, a 7 il tedesco, a 10 l’italiano per superare un mio compagno di scuola che già lo parlava, a 13 ho appreso il russo perché amavo Dostoevskij, a 16 il turco perché non volevo avere nemici e desideravo comunicare con loro». Una sete conoscitiva e una sfida al superamento di se stesso che lo hanno portato a entrare nel Guinness dei primati e ad apprendere idiomi lontanissimi nello spazio e nel tempo, dall’hindi allo swahili, dall’urdu al persiano, fino a due lingue morte, il maya e il gotico, che ammette orgoglioso parla con una certa padronanza. Mentre rimpiange parecchio di aver «dimenticato un po’ il lituano e di non aver tempo a sufficienza per studiare il gaelico e il maltese». 
È divertente conoscere i luoghi in cui Ioannis ha imparato alcune lingue. «La mia più grande pazzia», dice a El País, «è stata cercare di apprendere il basco a Pechino. Mi dissero che c’era un linguista basco e al suo corso andammo solo io e una ragazza jugoslava. Immaginate: una lezione di lingua basca in Cina con un greco e una slava. Ho studiato ad Harvard e alla Columbia ma i miei migliori professori sono stati una prostituta nera brasiliana nella favela di Rio e un tossicodipendente». Queste competenze fanno di lui una persona richiestissima all’interno degli uffici di Bruxelles. «Ho iniziato a lavorare per l’Ue nel 2002 e mi capita spesso di tradurre contemporaneamente testi da due lingue in una terza, ad esempio da tedesco e francese in greco». Una specie di stele di Rosetta vivente o di spirito della Pentecoste incarnato che, almeno a livello linguistico, facilita eccome il dialogo tra i Paesi europei e, più in generale, tra gli esseri umani. Ma chissà che questa professionalità Ioannis non la sfrutti anche nella vita privata, magari per dire a suo marito, un polacco, “Ti amo” in tutte le lingue. Solo il partner può capirti, anche quando sembra che tu gli parli in arabo...